Svolazzano davanti, misteriose, si vedono poco, rare, colorate, un argomento intrigante, ma si è circondati da questa presenza, simbolica, paradigmatica. Sono le farfalle, molto belle, fragili, vulnerabili, e il tempo non passa invano. Noi umani non siamo diversi da loro, esse sono effimere, e ci fanno ricordare lo scandalo della morte, direbbe il profeta Qoelèt, hevel hevel, vanità, vanità. Si parla delle farfalle, anche fuori di San Procopio si dovrebbe parlare delle farfalle, nelle stanze di potere, almeno per porci domande, capire il senso della vita, conoscere, anche se conoscere è l’inizio di tutti i mali.
C’è tanta curiosità, nel mondo immobile e pieno di contrasti, tra gli ulivi e le nuvole, sperduti nei boschi dove il tutto che circonda ha un senso. Non passano invano le farfalle, come nemmeno il filosofo Diogene, per un permesso speciale è ritornato per un breve periodo sulla terra, in Calabria, nella piana del Tauro, passando anche da San Procopio, un personaggio curioso e interessante, e cerca le farfalle con il lanternino, potrà sembrare superficiale, ma la ricerca non è facile. La ricerca di Diogene è misteriosa come quella delle farfalle, un filosofo schietto e urtante, qualcuno gli ha chiesto aiuto come lo si chiede ai santi, al padrone di turno, la raccomandazione, ma lui, consiglia di non sostituirsi mai all’altro, per non intaccare il senso di responsabilità e di autonomia.
Prima di ritornare nelle tenebre da dove era venuto, il filosofo con il lanternino, lancia una frase presa in prestito da un suo collega, un certo Aristotele, affermava che non bisogna aver disgusto per le cose più umili, in tutte le realtà naturali vi è qualcosa di meraviglioso, e nel frattempo una farfalla gli svolazzava attorno. Non si sa chi ha visto Diogene, sono passati tanti di qua, ma la gioia di scoprire i misteri profondi della vita e dell’universo non ci è dato di conoscerli nella sua interezza, anche se è la sfida dei nostri giorni.
Qualcuno forse sarà infastidito dalla presenza delle farfalle, addirittura potrà scandalizzarsi, chissà da dove vengono, non hanno altro da fare!, si sente esclamare, non accorgendosi che tutto ha un senso, come quanto denunciò Quinto Aurelio Simmaco nel 384 che si rivolse all’imperatore Valentiano che aveva deciso di rimuovere dal senato romano l’altare della Vittoria perché tempio pagano: La verità è che non si può seguire una sola strada per raggiungere un mistero così grande.
Si parlerà ancora delle farfalle, il viaggio non è concluso, e quello che fa rimanere in vita, – nonostante questo mondo viene abbrutito dalle azioni dell’uomo, tra vendette e rancori, tra calunni e colpi bassi -, è importante imparare a meravigliarsi, non c’è esperienza più bella che possa capitare, anche parlando di farfalle. Se per qualcuno non ha senso parlare, – come sarà inutile pensare -, guardare in faccia la realtà, nella sua durezza, invece rappresenta una sfida, e nell’intermezzo, mi metterò anche io alla ricerca di questi esseri umili, colorati e misteriosi, imparando a pensare, ed è quel pensare che alcuni vorrebbero uccidere!.
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