Il tempo ordinario non è un tempo debole, e i tempi forti – come vengono definiti – l’Avvento, il Natale, la Quaresima, la Pasqua, non segnano una cesura, occorre precisare che ciò che si intende come tempo ordinario non ha una minore intensità, anzi, presenta il mistero di Cristo nella sua globalità. Il riferimento sarà sempre la Pasqua del Signore, centro dell’anno liturgico che, in ogni domenica, Pasqua settimanale, viene rivissuta, e sarà inoltre celebrata nelle feste della Beata Vergine Maria e nelle memorie dei Santi.
Nella parrocchia di San Procopio martire, durante l’anno si celebrano le memorie mariane e dei santi, San Biagio, San Giuseppe, il patrono San Procopio, San Rocco. È tutto un intreccio di storia, tradizione, devozione popolare, spiritualità, esse accompagnano e scandiscono le tappe della piccola comunità cristiana, e la memoria di San Biagio del 3 febbraio è preparata dalla novena. L’itinerario di preghiera accende i cuori, si riflette la meta della santità, e non ci si ferma solo all’aspetto della devozione, ai racconti miracolistici e leggendari del santo. La celebrazione feriale e festiva della Santa Messa, la Confessione Sacramentale, la direzione spirituale, il racconto della vita e della Passione del martire, la Predicazione della Parola, i canti, sono passaggi e momenti di conversione e di grazia, a cui si aggiunge nel giorno della memoria l’attesa e tradizionale benedizione della gola.
Nela memoria della vita di San Biagio è bello ripercorrere la sua vita, un mosaico di tradizione, leggenda, culto, di un medico che curava tante malattie e in seguito per la sua irreprensibile vita cristiana viene eletto dal popolo quale vescovo di Sebaste, Armenia, situata ai confini dell’impero romano, al governo della chiesa locale per divenire medico non solo dei corpi anche delle anime. Il contesto in cui visse è quello durante il quale infuriava la persecuzione contro i cristiani. Lui scappò per prudenza ma continuò la sua missione, venne catturato, torturato e decapitato per la sua fede in Cristo. La forza della testimonianza è non solo nei miracoli, nelle guarigioni, anche nel non aver rinnegato la fede in Cristo, per questo il popolo raccolse il suo corpo che divenne una reliquia e fu costruita una basilica in suo onore. L’agiografia ne fece un santo molto popolare, invocato contro i mali della gola, e tra i tanti miracoli, è noto quello di aver salvato un bambino che stava soffocando per una lisca di pesce che aveva ingerito.
È interessante notare un parallelismo, la leggenda aurea racconta la gente che accorreva da lui per le tante malattie. La sua attività taumaturgica è quella che i vangeli registrano del ministero di Gesù, il contatto, la prossimità che non si riduce solo all’attività di guaritore. Al centro c’è la Parola, la venuta del Regno, la liberazione dal male, che porta la vera salvezza, nell’incontro con il Cristo nel fare spazio dentro di sé, così che possa essere vissuta ed annunciata nella quotidianità, in particolare nella vita ordinaria, là dove si vive tutti i giorni, e non solo in momenti sporadici.
La devozione al santo spesso è sovrastata da aspetti folkloristici, i tre giri attorno a qualche cosa di simbolico, un totem, la chiesa, un palo, oppure la richiamata dalla benedizione alla gola con candele incrociate con la formula rituale recitata dal ministro. San Biagio, al di là di queste colorazioni auree, è stato un pastore attento al popolo, al corpo e allo spirito, ed ha continuato il servizio anche in carcere, senza rinnegare la fede in Cristo, è qui la forza della testimonianza e dell’annuncio.
Anche questa memoria è l’opportunità per convocare il popolo, la chiesa locale, rispettando le tradizioni popolari, e con qualche novità, l’accensione del fuoco nell’inizio della novena, simbolo di purificazione, di passaggio e di rinascita; la preghiera in piazza IV Novembre dove sarà collocata una piccola statua di San Biagio il giorno della vigilia con il rituale dei tre giri e il giorno successivo la benedizione della gola.
Celebrando la memoria di San Biagio, un santo molto caro alla religiosità popolare, si celebra cosa vuol significare essere testimoni. La chiesa antica affermava che accanto al martirio di sangue, “il martirio rosso”, vi sono altre forme di martirio incruento, il martirio della coscienza e le battaglie della fede. C’è il martirio quotidiano, nella vita di un monaco santo Antonio, si racconta che si ritirò mettendo a morte ogni pensiero, ogni sentimento che non sia conforme al vangelo.
Nel nostro tempo molti cristiani in Africa e in Oriente subiscono il martirio di sangue, come Biagio; difficilmente a noi cristiani d’occidente accadrà di essere perseguitati e condannati a morte, ma a tutti è chiesto di vivere il martirio della coscienza o del cuore, mettendo a morte dentro di noi ogni pensiero che non sia secondo il vangelo, di diventare testimoni, cioè “martiri”, vivendo nell’amore ogni evento della vita, di amare tutti, anche chi ci fa del male. E se spesso non siamo noi a scegliere gli eventi della vita, sempre siamo noi a scegliere come viverli!
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