LE DOMANDE APRONO CAMMINI

LE DOMANDE APRONO CAMMINI

LE DOMANDE APRONO CAMMINI 1080 756 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 11 dicembre 2022 – III AVVENTO (Mt 11,2-11)

«Occorre che noi desideriamo la sua venuta che noi l’attendiamo, che noi vigiliamo, che noi siamo pronti e soprattutto che insieme speriamo una terra nuova e un cielo nuovo». (E. B.)

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Questo interrogativo di Giovanni Battista diventa nostro, almeno per chi vive la fede e la vita come una domanda; egli dà voce alle nostre inquietudini inespresse, la cui attesa è carica di desiderio e di speranza. Cambia il colore che il celebrante usa nella celebrazione, è curiosa la casula di tono rosaceo, diventa un segnale, una strada, un indicatore che, attenuando il viola, ci indica l’avvicinarsi della solennità natalizia. 

Avvento

Avvento, si attende Qualcuno o qualcosa? Chi cerchiamo? Cosa andiamo a vedere nella chiesa? Riti acquietanti? Un vangelo accomodante o un profeta scomodo che mi provoca? L’Avvento è domanda ma è anche non stancarsi nell’attesa della venuta gloriosa del Signore, un tempo che mette in crisi le nostre convinzioni, per rivedere i cammini, per esercitare l’arte della  pazienza e soprattutto per sentire in grande. L’attesa dell’Avvento invita a purificare e rafforzare i sensi, l’udito e la vista, perché troppo spesso ci sono orecchi che non danno tempo agli occhi di capire e di guardare meglio, in profondità, ma ci sono sguardi che giudicano senza la pazienza, la carità e la responsabilità di ascoltare i perché delle vite, delle gioie e dei drammi nelle storie che ci scorrono accanto.

Crisi

L’Avvento è il tempo del coraggio, e ci accompagna questa domenica Giovanni il Battista, chiamato a resettare le sue idee. Imprigionato ingiustamente, dietro le sbarre, in attesa della sentenza di morte, egli si pone delle domande, ma chiede aiuto. Gesù gli risponde tramite i discepoli che egli aveva inviato: i ciechi vedono, gli storpi camminano, i sordi odono, i morti risuscitano … e chiede al Battista di “entrare in una visione nuova della narrazione del mondo” (E. R.). Il deserto adesso è il carcere, sono i giorni più bui della sua esistenza, in un luogo diverso, fatto di sbarre, di solitudine e di catene, ma il Battista ha saputo aggiungere un pezzo di strada a quella via che la sua missione terrena stava preparando e raddrizzando. A Giovanni dà pace sapere che Gesù è il Cristo di Dio, la sua fatica quindi non è stata vana.

Canna pensante

“Non so voi, ma io credo e non credo, in duello”, (E. R.), anche io mi riconosco, so di essere un segnale stradale, una goccia d’acqua nel deserto con il sogno di Dio impresso nel cuore. Mi fa riflettere questa presa di posizione di Gesù: il Battista è una canna sbattuta dal vento, egli rappresenta la fragilità e l’inutilità, spogliato di tutto, senza abiti eleganti, lontano dai luoghi fi potere, spogliato di ogni dignità, questa canna diviene una cattedra, perché anche nella prigionia, nell’emarginazione, si rimane liberi nonostante la violenza, perché il pensiero e la libertà danno pace, e ha una dignità grande, affermava il filosofo francese Pascal.  

Cosa vogliamo vedere?

Gesù rivolge alle folle una domanda: Cosa siete andati a vedere nel deserto? Egli non dà risposte o soluzioni, apre vie, inediti cammini, racconta. L’Avvento è un tempo di grazia, impariamo a ri-leggere e ri-ascoltare ogni gesto, ogni parola, ogni vicenda delle nostre relazioni, così come il Signore chiede di fare nel vangelo di oggi. 

Parusia

L’Avvento, ha i suoi protagonisti, tra questi il Battista, ci aiutano a metterci in un atteggiamento decisivo per poter discernere la parousía, cioè la venuta del Signore, questa venuta, infatti, si è avvicinata, accelera, incalza, ma Dio non si dimostra, si mostra, e ci si chiede sia singolarmente che comunità come si attende: cosa cerchiamo in Dio? Fuggiamo le nostre responsabilità?

  • Conviene ancora attendere? I millenni passano!
  • La mia fede è forte, oppure nella prova e nella desolazione vacilla?

Hai promesso di non abbandonarci, /e nonostante le contraddizioni della storia umana,/ essa è riempita della Tua presenza./ Allarga lo spazio del nostro cuore, /siamo fragili, ma pensanti, / liberi e liberanti, / tu che sconfini nel nostro cuore,/ hai impresso dentro un sogno, / e ti senti a casa, / frammento in un frammento che divieni il tutto della nostra esistenza. / Non smetto a pormi domande, /nonostante il buio che ci avvolge, /non le risposte danno pace, / ma le domande.

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