Domenica 6 novembre 2022 – XXXII TEMPO ORDINARIO (Lc 20, 27-38)
«Quando saremo sulla riva d’autunno, esploderanno timore ed amore nelle loro opposte brame: il timore desiderando fortemente il ritorno a ciò che una volta fu vita e lo è ancora, l’amore bramando inoltrarsi verso Colui in cui la vita trova tutto il suo domani». (San Giovanni Paolo II)
Prima o poi siamo chiamati a confrontarci, con la realtà della vita, il pensiero morte, la prova della malattia, a rendere conto del nostro operato. Sembra prevalere nel nostro contesto più la dimensione orizzontale che quella verticale, senza riferimenti al Trascendente, in questo tempo storico di frattura tra fede cristiana e cultura, in un mondo appiattito, di cancel culture, dove si è rotta la catena di trasmissione generazionale, e anche la capacità di immaginazione è venuta meno. Cosa ci sarà dopo? È possibile la vita eterna? Finisce tutto qui con la vita terrena e materiale?
Il futuro
Il solo pensiero all’eternità, provoca le vertigini, un abisso, oppure un cielo vuoto?, come scrisse Galimberti a proposito del cristianesimo. Il futuro è già qui, nel presente, ci impegna, ci stringe, occorre affrontarlo, nel paradosso dell’esistenza, in mezzo a lutti e battaglie, tradimenti e indietreggiamenti. Noi non siamo sbucati dal nulla, ci sarà una ragione della nostra presenza qui, “la nostra vita è vita data, è vita offerta per sempre, già nel battesimo” (E. B.), e Gesù ci ricorda che il primato è della carità, in vista della vita eterna. Nei suoi ultimi giorni, gruppi di potere e discussioni teologiche di corto respiro vogliono metterlo in difficoltà e cresce l’astio nei suoi confronti. C’è risurrezione dopo?
Dio è il Dio dei Viventi!
È un Dio che ama la vita, per questo chiama all’esistenza. Penso alle discussione in certi ambienti religiosi, nulla di profondo o di spirituale, imprigionati in schemi e caricature senza pensare in grande, come la domanda cruciale che il gruppo religioso dei sadducei (non credevano alla risurrezione dei morti) pongono a Gesù; essi raccontano la storiella di una vedova per bene sette volte e senza figli: di chi sarà moglie nella vita futura? Che cos’è l’eternità? “La vita futura non è il prolungamento di quella presente, e la risurrezione inizia in questa vita. Risurrezione dei vivi, più che dei morti, sono i viventi che devono alzarsi e destarsi: risorgere” (E. R.).
Resistenza
Nella prima lettura la testimonianza di alcuni fratelli, votati al martirio, testimonia la fede nella risurrezione, la ricompensa di Dio, confidano che Dio ripaga la testimonianza offerta con il sangue, della vita, conta tutto quello che facciamo qui, anche le relazioni che abbiamo avuto. Essi trovano forza nella fede, consapevoli che Dio concederà loro una vita nuova ed eterna: “l’eternità non è una terra senza volti e senza nomi. Forte come la morte è l’amore, tenace più dello sheol. Non è la vita che vince la morte, è l’amore; quando ogni amore vero si sommerà agli altri nostri amori veri, senza gelosie e senza esclusioni, generando non limiti o rimpianti, ma una impensata capacità di intensità, di profondità, di vastità. Un cuore a misura di oceano” (E. R.).
Realtà ultime
La vita terrena è ogni giorno un prepararsi all’incontro, a vivere per Lui, senza alternative, o fede nella risurrezione o il nulla. Sì, la fede nella vita eterna ha inizio nel presente, dall’incontro con Cristo, e solo quando ci sarà concesso nella vita futura di vedere il volto di Dio, capiremo di averlo sempre conosciuto, che egli era presente nella nostra esistenza, nell’amore terreno, muovendo istante dopo istante ogni nostro gesto e azione.
SIGNORE AIUTAMI A RISORGERE
- Ho fede nella risurrezione?
- Cosa immaginiamo a proposito dell’eternità?
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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