Domenica 16 ottobre 2022 – XXIX TEMPO ORDINARIO (Lc 18, 1-8)
«Due mani giunte ottengono molto di più che di due pugni chiusi». (Helder Camara)
La preghiera non si può ridurre ad una spiegazione, non è un pio esercizio, un convincere la divinità, è molto di più, ma la sua pratica aiuta a dare un senso alla vita, non per tutti ovviamente! Gesù è un maestro di preghiera, istruisce i suoi discepoli, chiede di insistere, di essere inopportuni, a non rassegnarsi, a rivolgersi al Padre con parole semplici. Ha promesso che lui ritornerà, ma troverà la fede sulla terra? Ci sarà qualcuno disposto ad accoglierlo? Come si vive l’attesa?
La preghiera
È inutile insistere? La preghiera interpella l’esistenza umana, un dialogo, una relazione con un Altro che non vedi. C’è chi la pratica quotidianamente e chi nella grande battaglia della vita scopre la sua forza, che questo Altro che nominiamo è Dio al nostro fianco. Due immagini molto forti la Parola ci offre: le braccia alzate di Mosè e la vedova insistente. Israele combatte contro gli Amaleciti, e finchè Mosè ha le braccia alzate, Israele vince. Mosè è stanco, vecchio, Cur e Aronne lo sostengono perché Israele prevalga sui suoi nemici. E poi la vedova che chiede giustizia davanti ad un giudice iniquo, insiste fino a farlo cedere, “desiderare la giustizia è che si compia in noi la volontà di Dio” (C. D.). L’atteggiamento che Gesù sollecita è la perseveranza, alla lunga la battaglia contro il male è vinta, senza stancarsi, senza lasciar cadere le braccia.
La fede
Inquieta la provocazione di Gesù, sull’attesa, sulla vigilanza, il tempo del ritorno non è il tempo dell’accidia o della negligenza: Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?. Abbiamo l’impressione di essere sempre una minoranza cristiana, nella prova ci scoraggiamo, è tutto cambiato, valori, principi, morale, e chi ci assicura che anche noi non verremo meno alla fede? E la chiesa che fine farà? “Dio non abbandona certo la sua chiesa, ma questa può diventare non-chiesa, fino a diminuire, scomparire e dissolversi nella mondanità, magari religiosa, senza più essere comunità di Gesù Cristo il Signore. La chiamata di Dio è sempre fedele, ma i cristiani possono diventare increduli, la chiesa può rinnegare il Signore” (E. B.).
Il cuore
Dentro di noi c’è una battaglia, un campo dove si svolge una guerra, ed è qui la prova del nove, dove non si è soli quando si prega. La preghiera è fatta di parole e di silenzi, di grida e di lacrime, di sorrisi e di slanci, è un volo del cuore, tuttavia pregare non significa ottenere quello che si vuole, ma fare la volontà di Dio, “Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste, bensì le sue promesse” (D. Bonhoeffer). Pregare è il desiderio di stare con Dio, in intimità, e quando si ha Dio dentro, si sente la sua presenza ad ogni battito del cuore, offrendo gli spiccioli della vita, le molliche della quotidianità. Penso che anche la creazione prega, le piante, i fiori, gli alberi, le formiche, le api e diventa tutto un inno a Dio che sale da ogni vivente.
SIGNORE AIUTAMI A RIMANERE APERTO AL TUO DONO DI GRAZIA
- Perché pregare? È necessario?
- Sono distratto nella preghiera? Stanca? Noiosa? Dedico tempo alla preghiera?
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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