Il don risponde (2)

Il don risponde (2)

Il don risponde (2) 1600 1200 Vincenzo Leonardo Manuli

Riprendiamo la nostra conversazione. Vorrei approfondire sul concetto della felicità. Sei felice?

«Prima mi avevi fatto la stessa domanda. Mi ha colpito di recente vedere un anziano religioso che sorrideva, un altro invece aveva il volto arrabbiato; a volte i fedeli che escono dalla Messa non mi sembrano così contenti. Intendi questo?».

Forse qualcosa in più.

«Non so cosa sia la felicità, dire sì o no è molto relativo, quindi non saprei rispondere. Vivo giorno dopo giorno, “a ogni giorno basta la sua pena” dice il vangelo. Ci sono pezzetti di felicità, la mia famiglia, i miei nipotini, alcune (rare) persone che incontro, gli umili, il sorriso degli anziani, lo stupore dei bambini, i miei libri, il mare, la montagna, il tramonto, i fiori, il cinguettio degli uccelli, la pizza, la colazione alla mattina, il buondì, la passeggiata, lo sport, il silenzio, la preghiera, la domanda … è un pezzettino …».

Mi parli della chiesa?

«Quando parliamo di chiesa purtroppo vediamo in questa parola solo una istituzione, poi il papa, i vescovi, i preti, i religiosi, i catechisti, escludendo ogni battezzato. Dipende dall’esperienza che si fa nella propria comunità locale. Se guardiamo la televisione o leggiamo i giornali, la proiezione non è così ottimista. È come se parlassi dello Stato, della politica, senza voler fare dei paragoni».

Tu eviti le domande don! Noi non credenti vediamo nella chiesa solo una istituzione temporale, compromessa con il potere, gli scandali sessuali, influente sulle decisioni etiche, che discrimina le coppie omosessuali, gli lgbt, che mette ai margini la donna, per non parlare della questione dell’eutanasia.

«Io lo so dove andavi a parare. Qui ci vorrebbe un corso, per risponderti. Non sono una biblioteca! C’è una antropologia e una visione cristiana dell’uomo, senza pregiudizi. Io ho rispetto per chi fa delle scelte come l’orientamento sessuale, non condivido l’aborto, l’argomento è spinoso, perché occorre valutare e accompagnare la donna. Per quanto riguarda l’eutanasia, anche qui, si deve valutare caso per caso, non condivido l’esposizione mediatica di situazioni di sofferenza che non possono essere prese come esempio per altre. La chiesa purtroppo ha taciuto sullo scandalo dei preti e dei religiosi riguardo l’abuso dei minori. C’è una responsabilità che va affrontata con coraggio, non bisogna chiudere gli occhi, ci sono omissioni e complicità che fanno male ai fedeli, e non è ammissibile che un ministro di Dio abusi o manipoli la vita della vita degli altri. Si parla spesso dei seminari, qui bisogna essere inflessibili, invece di reclutare senza giudizio. I problemi verranno dopo».

Cosa pensi riguardo al celibato dei preti?

«Un domani sarà una opzione per il futuro presbitero di sposarsi o meno. Non è la soluzione di alcuni problemi. Oggi la chiesa deve accorgersi che ci sono fragilità e solitudini, e il prete deve essere accompagnato da una comunità o da una famiglia, mancano scelte coraggiose di prossimità e di vicinanza. I tempi sono cambiati».

Ehi don, finalmente vi siete accorti che i tempi sono cambiati! Siete consapevoli della nuova realtà? Cosa state progettando per far vivere la fede nell’oggi mutilato? 

«Fai domande difficili! Solo chi vive come gli struzzi non si accorge di tanti cambiamenti, che dobbiamo prenderne atto. Questo è il primo passo. Il secondo, è la conseguenza del primo, alcuni vorrebbero far ritornare la chiesa ai tempi in cui si credeva fosse il centro della società. Il terzo, è un ideale non irraggiungibile. Occorre essere evangelici, e se gli altri non vedono che ci vogliamo bene come una famiglia, che ci perdoniamo, che ci aiutiamo, che non preferiamo il denaro e non camminiamo a braccetto con personaggi discutibili, se non avviene tutto questo allora ci considereranno se non uguali a loro, peggio».

Il don della mia parrocchia ha un’auto costosa, abiti firmati, pensa alla parrocchia come un ufficio, sovente è arrabbiato, frequenta i migliori politici ed elitè, invece di disturbare in un senso positivo la società indifferente che si aspetterebbe dai ministri della chiesa una presa di posizione alternativa.

«Ci siamo imborghesiti. Pensavamo di cambiare qualcosa, ma poi ci siamo adattati. Non rimproveriamo la politica per le sue malefatte, non invitiamo gli imprenditori a non pensare solo al profitto, condividiamo un tenore di vita non testimoniale. Scusami, ma mi ci metto anche io. Siamo timidi, superficiali, evitiamo il povero perché ci dà fastidio, e magari si preferisce il banchetto del ricco, del potente, il saluto della persona influente. Scandalo! E poi dal pulpito ..».

Don sei terribile! Non sei anche tu prete? Che aspetti a convertirti?

«Lo chiedo al Signore. Però sono autocritico. Io devo rendere conto della mia vita e non di quello che fanno gli altri, mi sforzo di moderare le mie passioni. Non è facile in un contesto in mutamento. Anche nelle parrocchie, si aspirano a posti per mettersi in evidenza, si parla spesso di clericalismo, si fanno pettegolezzi (anche nel presbiterio!!!) ma c’è anche nel laicato che non si è mai riusciti a formare. Io ci sto nella chiesa, ma ognuno nel suo piccolo può essere lievito di una svolta».

Don, sei stanco?

«No. Tranquillo. Puoi proseguire».

Ti è mai passato per la mente di lasciare?

«Perchè dovrei lasciare? Ti risponderò dopo. Adesso facciamo una pausa, facciamo una passeggiata e rifletto».

Sono contento di dialogare con il don, è raro incontrare un prete che apre il cuore, conversare con lui, mi mette a suo agio, e poi mi ha accolto bene nella scrivania della sacrestia. Qualche telefonata ci ha brevemente interrotti, poi in chiesa, durante l’intervista è entrata solo un’anziana signora, ha fatto una lieve genuflessione, una preghiera e una monetina nel candelabro. Bello lo studio del don, la foto del papa e del vescovo, quella dei suoi genitori, e sullo sfondo un grande crocifisso. La paura è importante, proverò ad osare con le domande senza abusare della sua pazienza.

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