È nel buio che sentiamo con più forza
il bisogno di qualcuno che sappia anticipare l’aurora.
(E. B.)
Perché? Perché? Domande senza riposte. Quante volte interroghiamo noi stessi, gridiamo al Cielo e non otteniamo nessuna riposta? Non scandalizziamoci, anche le Sacre Scritture riportano momento tremendi, oscurità e abissi in cui l’orante prega, si scaglia contro Dio, rasenta la blasfemia, e non ottiene nessuna risposta. A chi si rivolge Gesù? Si rivolge al Padre, da cui proviene, che l’ha assistito nei momenti centrali, il battesimo, la trasfigurazione, nelle guarigioni, quando pregava in solitudine, ma adesso, nel Getsemani la sua preghiera è sofferente, e sulla croce, è assolutamente abbandonato da tutti, anche dal Padre. Che dolore terribile!
Anche Dio è tentato? Gesù sulla croce prega, prega il salmo 22, il suo grido si avvicina a tutti gli abbandonati della terra. Perché? Sento quanto povere sono le mie parole, un’approssimazione alle ore più tremende di Gesù, che lui aveva previsto, e adesso sperimenta solitudine, dolore, sofferenza.
Come si può sollevare questo grido tremendo?
Siamo al culmine della storia, l’omicidio di Dio, ma qui manca Dio, non si vede il suo volto. Gesù guarda a tutta la sua vita, alla sua sete di compiere la volontà di Dio, guarda a tutto ciò che ha fatto e detto. Le tenebre si fanno fitte, il mare è agitato, è in tempesta, anche sulla croce un bagliore di luce accende la speranza, nel buio più totale, da quella morte, nasce una umanità nuova, così nella nostra vita quando tutto sembra finito si prepara un nuovo inizio. La croce è l’epifania dell’amore, è un comandamento non facile da realizzare, ma accettare di essere amati è molto più difficile, perché accogliere su di noi l’amore di un Altro significa accettare di essere feriti, significa non essere protagonisti nell’amare ma pronti a credere all’amore.
Quante volte noi vediamo solitudine, abbandono, oppure lo sperimentiamo in noi stessi, senza ricevere nessun ascolto, scossi fino alle radici, siamo incamminata verso una morte rubata, quando al contrario una sofferenza condivisa viene diminuita e la gioia condivisa viene moltiplicata. Siamo alla fine, e la domanda è: c’è ancora speranza per l’amore? Perché tutto questo?
Dentro la nostra esistenza siamo abitati da un desiderio profondo, insopprimibile, parlare, sfogarci, ma pochi sanno ascoltare una risposta. E Dio? Da che parte sta? Siamo al tramonto, l’attesa si fa lunga, si veglia, nella speranza dell’inizio di una nuova alba, che prelude alla gioia, né la sapienza né la filosofia, né la religione sanno offrire una risposta convincente, sappiamo solo che dove c’è amore non c’è morte.
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