QUANDO TI ABBRACCIO MI SCOPRO FRAGILE

QUANDO TI ABBRACCIO MI SCOPRO FRAGILE

QUANDO TI ABBRACCIO MI SCOPRO FRAGILE 1024 768 Vincenzo Leonardo Manuli

Vorrei stendere una riflessione sull’abbraccio, ma non si può solo teorizzare, allora ho pensato di riportare qualche citazione e inserire dei pensieri personali, tuttavia  preciso: l’abbraccio che intendo io non è quello che avvolge con violenza. Se non sono autentici non sono abbracci. Ognuno di noi fa un’esperienza intima dell’abbraccio, non si regalano gli abbracci a destra e a manca. L’abbraccio ha una sua antropologia, è fatto di primordialità, storia e cultura; è fatto anche di psiche, sentimenti, emozioni, affetti, passioni; è pedagogia, educazione, delicatezza, gentilezza; l’abbraccio è poesia, si tocca l’infinito; è anche musica, qualcosa di immenso, di bello, coinvolgente e accogliente. L’abbraccio è per empatizzare, simpatizzare, senza sconfinare nel luogo dell’altro, ci vuole rispetto: “togliersi i sandali” e chiedere permesso. Quando non sai abbracciare, sei veramente povero. L’abbraccio è onnicomprensivo, per abbracciare il dolore, la sofferenza, una situazione, una infermità. Non voglio speculare sull’abbraccio, ma è qualcosa di trascendente.

“Negli abbracci  sono nascoste le parole più belle del mondo, tipo: sono qui, non ti preoccupare, tutto a posto” (cit.).

Ricordo quando un giorno un mio amico del quale non ci vedevamo da tanto tempo mi disse:  «Leonardooo», e mi abbracciò. Se abbiamo bisogno di abbracci è perché siamo fragili. Penso agli abbracci della mamma al suo bambino, degli innamorati, degli amanti, l’abbraccio a chi ha perso una persona cara. Io ricordo di aver ricevuto abbracci dove ho sentito le mani forti sulle mie spalle. E voi? Che cos’è un abbraccio? Non sarebbe utile inventare la scuola degli abbracci? Nelle chiese, pandemia da Covid19 permettendo, non si potrebbero sostituire agi scambi di pace gli abbracci? Saranno veri oppure c’è l’esplosione dell’ipocrisia?

“Il calore di un abbraccio è come un coro ad un concerto” (cit).

Non solo gli umani si abbracciano, penso alle onde che accarezzano la riva del mare, agli alberi, agli animali, è il gesto più bello e più semplice del mondo, ma ribadisco, deve essere vero, autentico. Ho visto e potrei farne tanti di esempi, di esseri viventi che si tramettono calore. Avete mai provato ad abbracciare un albero? Un povero? Un ammalato? Un anziano? Penso a Francesco di Assisi. Quando abbracciò il lebbroso. Potente vero? E noi abbiamo questo coraggio di abbracciare uno scartato?

“Il gesto semplice ma potente con il quale ci si scambia amore e affetto per cui vale la pena ripeterlo spesso…” (cit.).

Anche le Sacre Scritture parlano degli abbracci, Giuseppe che riabbraccia il padre Isacco, il padre che riabbraccia il figlio perduto, Maria di Magdala che voleva abbracciare Gesù risorto. Per non parlare di quel libro scandaloso de “Il Cantico dei Cantici” (Sic!). Tu ti sei mai abbracciato? Cioè, amati, stimati, raccogli te stesso perché il primo gesto di prossimità e di solidarietà è verso di te, altrimenti non puoi donarlo agli altri. L’abbraccio è divino e umano, anche il cielo e la terra si abbracciano, come i ponti, l’arcobaleno. Penso ai calciatori che segnano un goal, poi tutti accorrono attorno al giocatore e lo abbracciano. Ci sono gli abbracci quando si ottengono risultati potenti nella vita; quelli che segnano un bisogno di conforto, non ci sono confini, e senti anche l’anima, il cuore. Gli abbracci sono sovversivi e liberanti, altrimenti non lo sono.

“Abbiamo bisogno di qualcuno che ci corra incontro, che abbia la capacità di sintonizzarsi con i bisogni più profondi del nostro cuore” (cit.).

Vorrei che Dio fosse un abbraccio, l’immagine più cara a me è lui che mi viene incontro, e mi abbraccia, non mi da il bacio della morte ma della vita. No, non esistono abbracci falsi, chi lo fa è povero di umanità.

Dobbiamo abbracciare, se vogliamo sentirci e rimanere umani.

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