ABBI CURA DI ME!

ABBI CURA DI ME!

ABBI CURA DI ME! 1168 1280 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 20 marzo 2022 III Quaresima (Lc 13,1-9)

Se sarai vento, canterai
Se sarai acqua, brillerai
Se sarai ciò che sarò
E se sarai tempo, ti aspetterò
Per sempre

Irama

Dio si prende cura di noi più di quanto immaginiamo, Egli non può essere visto, è nascosto nelle trame della vita quotidiana, non per spiarci. Mosè si copre il volto e si toglie i sandali, gli rivelerà il suo nome attraverso gli avvenimenti della storia, alla luce di una realtà velata, come quella che Gesù racconta nella parabola, per aprirsi a una benevola pazienza che sa dare tempo, per questo egli attende dalla sua vigna che dia il suo frutto.  

Fatti di cronaca

La storia, la cronaca di ogni giorno, ci mostra fatti macabri, dolorosi, anche il vangelo riporta fatti sanguinosi come quelli a cui assistiamo in questi giorni, della guerra in Ucraina i giornali e i telegiornali sono pieni. Dio dov’è? Dio dove sei?C’è un pianto nell’umanità, un grido, “i Galilei trucidati da Pilato”, “quelle diciotto persone sulle quali crollò la torre di Sìloe”, sono episodi raccontati dal vangelo, e Gesù chiama alla conversione: Se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo. Minaccia? Avvertimento? “È un lamento, una supplica: convertitevi, invertite la direzione di marcia: nella politica amorale, nell’economia che uccide, nell’ecologia irrisa, nella finanza padrona, nel porre fiducia nelle armi, nell’alzare muri. Cambiate mentalità, onesti tutti anche nelle piccole cose, e liberi e limpidi e generosi” (E. R.). Gesù chiama a ritornare al Signore, lo preghiamo all’inizio di ogni celebrazione eucaristica, lo rinnoviamo in questo tempo di quaresima, tempo di conversione. Nell’episodio citato dal vangelo c’è una dinamica al quale noi pensiamo spesso al dittico delitto e castigo, dove c’è il peccato, sopraggiunge la pena. È proprio così?

Cambiare direzione

Gesù non dà una spiegazione teologica al male, immagino quanto moralismo noi siamo capaci di mostrare, pronti a giudicare, a presentare un Dio violento e sanguinario, oppure a giustificare Dio, tuttavia, egli ci insegna a guardare da un’altra prospettiva: la vita è fragile e precaria, sono tante le contraddizioni, la violenza, il male, la morte. Dio non è uno spione in attesa di vedere il nostro peccato per castigarci, è in attesa, e paziente, nel frattempo concima misericordia nel terreno della nostra esistenza, come un ortolano che ci dà fiducia.

Dio è paziente 

Come una lucerna che semina una manciata di luce è lo sguardo di Dio sul mondo, e la mancanza di frutto dell’albero potrebbe invitarci allo scoraggiamento, ecco che entra in campo il nostro concetto di giustizia retributiva e meritocratica, pronti subito all’azione: meglio tagliare l’albero che sfrutta il terreno! “Non si paga chi non dà frutto, mentre gli altri si pagano proporzionalmente al frutto che ciascuno dà!” (E. B.). Ciò che è straordinario della parabola èl’amore del contadino per il fico: aspetta, dedica tempo, lavoro, sacrificio, la costanza e la fiducia sono la sua forza, si prende cura. Questo contadino è come il Dio ortolano, non usa la scure, anche se potrebbe sembrare la soluzione più facile, usa la zappa, ed è più faticoso, va in profondità, concima intorno, e aspetta tempi migliori.

Domande:

•  A che punto è la passione per la vita e dare il meglio di se stessi? • Credo nelle mie forze?

Impegno: GESÙ, LA TUA GRAZIA È FORZA NELLA MIA DEBOLEZZA

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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