Gianni Rodari scriveva che in cuore tutti abbiamo un cavaliere pieno di coraggio, pronto a rimettersi sempre in viaggio. Il coraggio è una virtù, da cor-agere, agire con il cuore, per una vita orientata al bene e al bello. In questo tempo di cambiamento, che può essere di caos o di crisi, di mancanza di appoggi, di senso di orientamento, parlare di virtù sembrerebbe fuori contesto. Dalla crisi però si possono liberare energie positive, cambiamenti importanti, anche se al confronto con il passato, il presente mette in discussione i valori contemporanei definendoli disvalori. Alle virtù si oppongono i vizi, due dimensioni della vita morale. La virtù e i vizi implicano una riflessione sulla natura umana, la libertà, la volontà, l’educazione, per comprendere gli abiti quotidiani della quale forse non abbiamo una piena consapevolezza e le cui inclinazioni possono essere buone o cattive.
Ritengo che nel percorso quaresimale che prepara a celebrare con spirito rinnovato la Pasqua, una riflessione sulle virtùsia importante per una crescita morale e spirituale, personale e comunitaria, innestando processi virtuosi nella vita quotidiana. Un tempo i filosofi (moralisti) educavano come raggiungere una vita virtuosa, buona, realizzata. Il compito è stato sostituito dalle religioni, specificamente quella cristiana possiede un’etica o morale nella prospettiva di fede che implica una relazione profonda con Dio, in Gesù Cristo nello Spirito Santo.
Quello che voglio presentare è il profilo naturale e la realizzazione nella vita morale delle virtù. La virtù è una forza, un’energia benevola che implica sforzo e fatica, mediata a livello individuale e comunitario. La caratteristica positiva indica la potenzialità e la dote specifica la cui disposizione della virtù accetta di correre il rischio nella storia della vita, un percorso faticoso e impegnativo che diviene con il perdurare del tempo un habitus, un’abitudine. La vita è imprevedibile, perché sapere dell’esistenza delle virtù non implica automaticamente la corrispondenza all’agire o all’essere morale. Incidono diversi fattori, la pressione ambientale, le pratiche della comunità, della famiglia, della società politica, della scuola, il cui ruolo nel campo educativo è importante e che conduce a delle scelte in comportamenti eticamente migliori.
La prospettiva religiosa che non esclude l’ambito educativo che riguarda la spiritualità, un allenamento e un esercizio per chi vive ogni giorno le diverse virtù, precedute tutte dalla carità: prudenza, umiltà, pazienza, temperanza, mitezza, tanto per farne un esempio. Esiste anche una classificazione delle virtù, distinguendole in teologali, cioè che appartengono a Dio, la fede, la speranza e la carità; le virtù cardinali, la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. Ovviamente al di fuori di queste le virtù, esse sono molteplici, è solo un accenno della caratteristica positiva e delle potenzialità nell’essere e nell’agire morale. Se si vuole ampliare la riflessione, occorre fare anche una chiarificazione, le virtù naturalie le virtù morali, le prime non generano in se stesse le seconde. A loro volta si distinguono in fisiche e intellettuali.
Questa premessa è la base per parlare nella vita spirituale delle virtù cristiane, la disposizione di un percorso orientato al bene, la quale la meta è la contemplazione di Dio, vederlo faccia a faccia, come dice l’apostolo Paolo. Basta sapere che le virtù sono una disposizione dell’agire umano, orientano verso il bene dell’uomo, senza sovrapporre i diversi piani, naturale, morale e spirituale, integrandoli, tenendo presente che la grazia suppone la natura, e nella vita cristiana, la natura la grazia eleva l’uomo, quando si riconosce che oltre alla dimensione materiale, l’uomo ha una dimensione trascendente, la cui dignità è quella di essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, nella declinazione di maschio e di femmina.
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