Dio ti porta nella sua mano, caro Giuseppe
Giuseppe di Nazareth è un uomo come tutti gli altri, pieno di sogni, di paure, di desideri e di dubbi, artigiano dell’amore e del quotidiano.
«Giuseppe perché sei turbato?»,
chiede l’arcangelo al futuro sposo di Maria, la Vergine di Nazareth. L’arcangelo Gabriele, il messaggero dei grandi annunzi, confortava il carpentiere di Nazareth. Giuseppe veglia, si riposa, è stanco, pensieroso e nel sonno chiede a Dio:
«Perché mi hai fatto questo?».
Giuseppe era credente, discendente del re Davide, lavoratore, di buona famiglia, rispettoso, sognatore, anche quando lavorava lui progettava la sua vita con Maria.
Maria era più piccola di lui, aveva all’incirca quattordici anni, si conoscevano da piccoli, anche se abitavano distanti circa tre chilometri, nelle periferie opposte di Nazareth. Adesso lo tormentava un dubbio, – non era messa in discussione la sincerità di Maria, quella non gli era mai passata nella sua mente-, non sapeva come rispondere a questo sconvolgimento, aveva paura della grandezza.
«Giuseppe, Dio ha scelto te»,
l’arcangelo gli ripeteva incoraggiandolo, ma il sonno di Giuseppe era profondo, non sentiva e non aveva la forza di replicare alle parole dell’arcangelo. Strani i vangeli, nemmeno una parola di Giuseppe, solo silenzio, e noi come possiamo strappargli qualche pensiero su questa vicenda che ha dell’assurdo?
In paese erano pronti i preparativi per festeggiare questi due giovani, li conoscevano tutti, e poi Nazareth contava meno di duecento anime, e che volete che non si sappia nulla che Maria è incinta prima che loro andassero a condividere il talamo nuziale? Inaspettata variazione nei sogni di Giuseppe e di Maria! In quei giorni c’era tanto fermento nei cieli per gli angeli, essi andavano e venivano da Dio: prima è toccata la visita a Maria, poi a Giuseppe e non ritornavano dal loro “capo” senza aver portato a lui buone notizie. Si svegliò Giuseppe perchè bussavano alla porta. C’era il sarto per l’appuntamento fissato, poi dovevano addobbare il luogo della cerimonia, pensare agli invitati, a tutte le cose da preparare. Nei pensieri di Giuseppe c’era quel grembo benedetto di Maria, l’arcangelo nel sogno gli aveva spiegato tutto: il nome che dovevano dare al bambino, la promessa che Dio avrebbe vegliato su di lui, ma c’erano alcune prove da affrontare:
«Non temere Giuseppe, Dio è con te, sarà sempre al tuo fianco per proteggerti, perché il bambino quando sarà grande pascerà il suo popolo».
Nemmeno una parola di Giuseppe, ebreo osservante, timoroso di Dio, giusto nella vita, onesto, innamorato di Maria, aveva paura che la notizia del concepimento potesse compromettere la verità di lei e che qualcuno avrebbe potuto fargli del male. Con calma accolse il sarto, il cerimoniere del banchetto, alcuni parenti, ma nella sua mente si ricordava delle parole dell’arcangelo:
«Dio ha scelto questo popolo, lo ha eletto perché sia luce per gli altri popoli, e manderà il suo figlio, perché ogni uomo incontri la salvezza».
Giuseppe non aveva parlato di questo turbamento a Maria, ella gli aveva solo confidato che era stata visitata dall’arcangelo, gli aveva detto parole belle, di grazia, di stupore. Pensava tra sé Giuseppe:
«Dirò a Maria che sono pronto ad accogliere la “buona notizia” di Dio, che non dovrà preoccuparsi di nulla, tutto quello che avverrà lo affronteremo insieme, con l’aiuto di Dio».
Fra qualche giorno dovevano svolgersi i festeggiamenti, e l’arcangelo nuovamente visitò Giuseppe. Ogni indicazione del messo celeste serviva perché si compisse quello che Dio aveva stabilito:
«Giuseppe, il figlio di Dio lo chiamerete Gesù, nascerà nella casa del pane a Betlemme, poi dovrete fuggire in Egitto, il re Erode lo vuole uccidere, dopo la sua morte ritornerete a Nazareth, il bambino sarà educato secondo la legge dei padri, e quando sarà grande, inizierà a proclamare la “buona novella” e la venuta del “regno di Dio”. Tu non vedrai tutte queste cose, ma Dio te le ha anticipate perchè tu le possa meditare nel tuo cuore».
La voce dell’arcangelo era gentile, non incuteva timore, ma Giuseppe come faceva a sapere che era un arcangelo a parlargli? Dove troverà la forza di ricominciare?
Giuseppe era anche un uomo forte fisicamente, robusto per il suo lavoro, mani callose ma piene di tenerezza, occhi profondi e bocca colma di sapienza. Un uomo di poche parole, anche quando in casa stava con la sua famiglia o quando lavorava, era tutto intento e dedito al suo lavoro. Sulle sue spalle, pesava la fatica di ogni giorno, adesso gli toccava cambiare le cose: accogliere, custodire e nutrire. Maria teneva dentro di sé questa Parola, uno scrigno prezioso, un mistero, come quell’Arca Santa conservata nel Tempio di Gerusalemme. Egli ci era andato diverse volte a Gerusalemme, ogni anno la carovana andava in pellegrinaggio, e lui non è mai mancato a questo appuntamento.
Giuseppe doveva cambiare i suoi progetti, qui non aveva più a che fare con i ferri del mestiere, ma con le cose di Dio, si alzò, si cinse le vesti, si profumò il capo, con il volto gioioso, era pronto per sposare la sua amata Maria e iniziare l’inedita avventura. Che fine farà Giuseppe dopo aver educato e introdotto alla vita Gesù? Come avrà vissuto quel tempo dal concepimento di Maria, alla nascita di Gesù e alla sua maturità? Piano piano Giuseppe andrà scoprendo quello che Dio disporrà, dovrà obbedire molte altre volte e dirà:
«Chiunque entra in un’opera di Dio sa che questa si compie nell’umiltà del cuore. Non saremo noi a condurre ma sarà Dio che ci porterà sul palmo della sua mano».
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