Fogliettini
Ciò di cui abbiamo bisogno
è una tazza di comprensione,
un barile di amore
e un oceano di pazienza.
All’epoca di san Francesco di Sales (1567-1622) non c’era twitter, facebook o whatsapp, ma lui avrebbe profeticamente anticipato i tempi con i fogliettini che metteva sotto le porte della case, pensieri e inviti quasi quasi una forma di challenge moderna. Il santo delle origini nobili della savoia predicava attraverso questi semplici bigliettini, con una grande capacità mite e umile di conquistare le anime a Dio, una condivisione gioiosa e allegra dell’amore di Dio, che nel suo apostolato era il cuore della sua missione. Questa creatività geniale e innovativa lo rendeva accogliente, anche per la mansuetudine del suo carattere, in tempi difficili, di guerre di religione, di eresie, egli ha saputo accreditarsi anche la benevolenza dei suoi avversari e che la chiesa lo ha adottato come patrono dei giornalisti per la sua grande capacità comunicativa.
Dolcezza e fermezza
Dolcemente rispondete ad un amore che vi prende,
ma vi raccomando, rispondete e non proponete.
Lo diceva alle sue figlie spirituali, le monache della visitazione, fondate insieme a Giovanna Francesca di Chantal, un ordine religioso claustrale di vita semplice e dignitosa. Con la baronessa Chantal ebbe un legame spirituale forte, non facile, perché ella era iper scrupolosa e iper rigida. “Con questo carattere non si va in paradiso” consigliava ai suoi figli spirituali, ma sempre detto con dolcezza e convinzione. Anche qui il santo della mitezza, mostra un umanesimo inedito, quello di amare le proprie fragilità, parlando del rapporto con la libertà e la grazia, nel rispetto di ogni persona, senza forzature. La grazia di Dio non fa violenza, rispetta la natura umana, nella libertà, e porta alla perfezione. Una delle parole che usava spesso è riconciliazione, ripresa e ribadita da fr. Roger Schutz (fondatore della comunità di Taizè). Francesco di Sales ha sempre uno sguardo attento alle cose, all’umanità, alla situazione presente, e a proposito della fragilità, diceva: “Dio ce l’ha donata, è un dono e bisogna amarla”.
Dolce pastore
Dio ci ama per primi, noi dobbiamo rispondere,
amando noi e chi incontriamo, uomini e donne dal cuore dilatato.
Il santo ribadiva che non bisogna far nulla se non di rispondere all’amore di Dio, di lasciarsi amare. I suoi tratti sono tutti orientati a portare le anime a Cristo, Da mihi animas cetera tolle (Dammi anime e prenditi tutto il resto), motto che sarà lo sponsor di Don Giovanni Bosco, non a caso il santo torinese lo imiterà e lo sceglierà come suo patrono e della società salesiana che lui fonderà. Per comprendere don Bosco bisogna conoscere tutto il retroterra che saranno le radici del suo apostolato con i giovani.
Ecco i tratti del salesio, la mansuetudine nella guida delle anime, atteggiamento che non deve però far pensare alla dolcezza come qualcosa di superficiale o annacquato. Conosceva il suo cuore, in accordo con la mente, un cuore unificato, conosceva il cuore delle persone, che istruiva con i suoi Scritti, frutto della sua esperienza, quel cuore che porta a Dio e le religiose Visitandine metteranno al centro del loro culto, il Sacro Cuore di Gesù. Le sue pubblicazioni saranno rivolte a tutti, alle diverse categorie e stati di vita: la Filotea diretta ai laici; il Teotimo diretto ai preti; gli Intrattenimenti spirituali, erano gli esercizi alle suore della Visitazione.
In tempi difficili e di smarrimento, che sono quelli che stiamo attraversando, un tempo di purificazione, di perdita di punti di riferimento, la sua spiritualità nell’attuale confusione, è un punto solido di appoggio, un gigante di umanità e di santità che è stato fonte di ispirazione per altri santi e suoi figli spirituali.
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