XXXIV Domenica del Tempo ordinario
Gesù Cristo Re dell’universo
21 novembre 2021 (Gv 18, 33b,-37)
Il titolo della solennità di questa domenica Gesù Cristo Re dell’universo contraddice con il vangelo perché in contrasto con i re e i poteri di questo mondo. Coloro che hanno autorità e potere, comandano, sono circondati da soldati, da privilegi, vestono abiti di lusso. Qui invece c’è un crocifisso, condannato dal potere religioso e dal potere civile, abbandonato dai suoi, un re debole, senza un sostegno, di fronte al potere umano, curioso e sprezzante. Come cristiani e come chiesa, dovremmo rivedere molti titoli e cariche, perché sono in opposizione al vangelo.
Un re paradossale
Oggi si conclude un anno liturgico, abbiamo camminato con Cristo, ripercorrendo i misteri della salvezza, a volte con il fiatone, cadendo, inciampando, ma ci siamo rialzati, confessando i nostri limiti e le nostre debolezze. Quello che celebriamo oggi è un Re che nella passione manifesta tutta la sua regalità, si consegna, si lascia crocifiggere, insultare, disprezzare, si mette nelle mani degli uomini, dei carnefici. L’Unto e l’Inviato di Dio, prende su di sé tutta la violenza e il male del mondo, si fa peccato, Ecco l’Agnello di Dio che porta su di sè il peccato del mondo, preghiamo nella liturgia, per vincerlo una volta per tutte. Egli non ha il potere mondano, non possiede la gloria dei re della terra, non si fregia dell’applauso della gente. Gesù aveva fuggito la folla che voleva incoronarlo, la sua nudità è quella di un uomo trattato come schiavo, flagellato, incoronato di spine, ma si rivela quale unico e vero Re di tutto l’universo, con una gloria che nessuno può strappargli, la gloria di chi ama rimanendo nell’amore. La scena che l’evangelista Giovanni mostra è una intronizzazione in cui i soldati e i sudditi incoronandolo con la corona di spine lo omaggiano e lo deridono, “una parodia, ma che è vera epifania, perché in essa è rivelata la vera regalità di Gesù, servo del Signore e vittima innocente del male del mondo” (E. B.).
La verità
C’è un dialogo tra Gesù e Pilato, la verità, quella che cerchiamo e quando la troviamo la fuggiamo, la neghiamo, è una resistenza perché ci fa vedere chi siamo. Noi non possediamo la verità, non dobbiamo essere presuntuosi quando pretendiamo di controllare o manipolare gli altri e il mondo ritenendo di avere la verità, solo perché si sa giocare con le parole. Qui la verità è la mitezza, non la violenza, l’umiltà non la superbia, tutto al contrario di quello che noi cristiani facciamo. La verità è Gesù, perché abita la parola, la vive, e quando Gesù sarà in croce, il cartello voluto da Pilato nelle tre lingue dell’ecumene – ebraico, greco e latino – proclamerà la verità: “Gesù Nazareno è il re dei giudei” (Gv 19,19), sì, “ogni lingua confessa che Gesù è Signore” (Fil 2,11), il Kýrios, a partire dalla croce! La verità è la croce che rivela l’identità di Gesù.
Testimonianza
Mi commuove il coraggio di Gesù, la sua postura interiore e fisica che fa irrompere una latitudine, perché laddove il potere si mostra con fierezza in maniera subdola e inganna, lui, senza spada ed eserciti, mostra il suo regno che appartiene ai poveri, ai piccoli, “sono venuto per testimoniare un’altra verità”. Nel momento in cui la trovi capisci che la verità è un’altra. La verità è un servizio, cambia la logica della storia con la tenerezza, l’ultima parola spetta a lui, Io sono re,quando di fronte alla violenza e al sopruso ho la capacità di amare. La verità non è un concetto ma una vita vissuta autenticamente e senza finzioni.
- Come vivo la mia fedeltà a Cristo?
- La croce mi insegna a essere umile e cercatore della verità?
SIGNORE, AIUTACI AD ESSERE AUTENTICI
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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