Quel giovane .. di nome Francesco

Quel giovane .. di nome Francesco

Quel giovane .. di nome Francesco 1595 2560 Vincenzo Leonardo Manuli

Quel giovane ricco, nel pieno delle sue forze, sognatore, amante delle avventure, circondato da tanti amici, figlio di genitori benestanti, attirato dalle feste e dalle divertenti brigate, un giorno, Dio aveva preparato qualcosa di importante per lui, lo aspettava all’angolo, in un luogo abbandonato, dove c’era una chiesa fatiscente e solo un crocifisso coperto di polvere, parlante, con uno sguardo che interrogava.

Quel giovane correva, danzava, saltava da una parte all’altra, pieno di entusiasmo, immerso nei pensieri di una vita gaudente, progettava un futuro di successi, evitava con indifferenza i poveri, scartava i lebbrosi; al centro c’era lui, solo lui, dimenticando che c’è un momento della resa dei conti, con se stessi, con la vita, e con un Altro. I biografi forse esageravano nel descrivere una vita senza regole, ma una piccola verità si nascondeva.

Quel giovane cambiava nel momento più duro, finalmente qualcuno lo guardava in maniera diversa, iniziava a scoprire dove si trova la vera felicità, e doveva fare i conti con se stesso, capiva che si era smarrito, il senso della vita era tutt’altro, ma da lì a poco, qualcosa presagiva un momento decisivo.

Quel giovane, Francesco di Assisi, san Damiano, il crocifisso, la Porziuncola, i frati, il lebbroso, il vescovo, il papa, i cardinali, Chiara, l’ordine religioso che attirava ogni giorno nuovi fratelli, il sole, la luna, l’acqua, gli uccelli, la povertà, tutto danzava di gioia, ogni cosa diveniva letizia.

Quel giovane iniziava a vivere, non importava più il passato, importava dove stava andando, La Verna, le stimmate, i frati inquieti. Il giorno diventava notte, c’era più pioggia che sereno, guardava il cielo e tutto sembrava grigio, pensava di aver trovato il paradiso, invece viveva l’inferno.

Anche questo era letizia, stare accanto ai rifiutati, rimanere con i poveri, pregare per i peccatori, rifiutare le ricchezze, non avere nulla e non possedere nulla, la morte diveniva sorella, questo era il suo sogno nuovo. Francesco non capiva, ma viveva, in comunione con tutta la creazione, baciava la parola di Dio, piangeva che l’Amore non è amato, si nutriva dell’Eucaristia, amava e stringeva il crocifisso, quello che un giorno gli disse: Ripara la mia chiesa, perché essa stava crollando, e lui, piccolo, umile, con un saio consumato, scalzo, senza tasche, incominciava una riforma a partire da se stesso, con in mano il vangelo.

Interrogato da quello sguardo, quel giovane, consumato negli anni, dalle penitenze, dalle mortificazioni, ritornando alla nuda terra, pieno di letizia, riconciliato con Dio e con i fratelli, fratello universale, divenne una profezia, abbracciando tutti, dal più santo al più incallito peccatore, un abbraccio cosmico, dove sentiva il cuore battere così forte al punto che esso conteneva tutti, al cui centro c’era il suo amato Gesù, morto crocifisso e risorto.

Quel giovane era veramente ricco, ricco dell’Amore, tutta la ricchezza era questo amore che aveva riversato sui suoi fratelli e le sue sorelle, l’Amore non è amato, e piangeva e pregava ed era lieto, perché il vangelo era possibile viverlo, la scommessa più bella che rendeva la vita piena e ricca dell’Amore di Dio.

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