Servire e non servirsi

Servire e non servirsi

Servire e non servirsi 960 1280 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 19 settembre 2021 

XXV Domenica del tempo ordinario

(Mc 9, 30-37)

Quanto è difficile stare all’ultimo posto! In panchina, in periferia, tra gli scartati, è uno stile minoritario per il cristiano, tuttavia rimane una profeziaPapa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti ha citato il beato Charles de Foucauld, rimarcando la scelta della piccolezza tutta relativa a Cristo. Gesù pone un segno ai discepoli che discutono di posti di onore, di privilegi, di potere, una storia vecchia, attuale, mi ricorda la provocazione di don Tonino Bello, la chiesa del grembiule, che “lava i piedi, serve e non si serve”, la verità del servizio, questa dipende da chi non strumentalizza, di chi non si si fa padrone degli altri. 

Necessitas

C’è una necessitas nella missione di Gesù, agli inizi del suo ministero discute con il Battista quando si trovano sulle rive del fiume Giordano per essere immerso nelle acque, e il Battista non si sente degno di battezzarlo e lui gli risponde: “lascia fare perché si compia la volontà di Dio”. Così è stata la passione, sta per essere consegnato, cioè, dato in balìa del potere di qualcuno, così avverrà, sempre dominando gli eventi, consegnato da Giuda, consegnato al sinedrio, consegnato a Pilato, consegnato alla folla, egli è pronto ad amare fino alla fine. La direzione del cammino è Gerusalemme, egli discende come un fiume dalle pendici dell’Hermon passando per Cafarnao. Lungo il cammino, i discepoli sono distratti, parlano di gloria umana, mentre lui predica che dovrà patire e soffrire, ma nessuno lo ascolta.

Rivalità e competizione

C’è una durezza di cuore nei discepoli, un insegnamento per i discepoli di ieri e di oggi, non comprendono le parole di Gesù, il senso degli eventi, bramano grandezze, desiderano di essere ammirati dagli uomini, e si domandano: Chi è il più grande? “E invece sappiamo cosa accadrà spesso nelle comunità cristiane: si sceglierà il più brillante, il più visibile, quello che s’impone da sé, magari il più munito intellettualmente e il più forte, addirittura il prepotente, lo si acclamerà primo e poi gli si faranno gli auguri di essere ultimo e servo di tutti. Povera storia delle comunità cristiane, chiese o monasteri” (E. B.). C’è un rifiuto nel comprendere le parole di Gesù, chiusi nella loro cecità, ripiegati nei loro interessi narcisisti, neppure osano interrogarlo. Si rivaleggia gli uni con gli altri, una competizione che scatena logiche di potere e di forza in questa nascente comunità, un peccato originale trasmesso nello spazio ecclesiale e, come accecati, si finisce per leggere il servizio come potere.

Segno

Gesù pone un bambino come simbolo che rinvia allo stile del discepolo e del discepolo di tutti i tempi, e lo pone in mezzo, “un bambino, dove il solo fatto di esistere è già un’estasi” (E. Dickinson). Qui sta la verità del servizio, quella piccolezza e insignificanza per servire con autenticità il vangelo, soprattutto chi è “pastore nella comunità si domandi se, tenendo il primo posto, essendo chi presiede, il più grande, sa anche tenere l’ultimo posto e sa essere servo dei fratelli e delle sorelle, senza sogni o tentativi di potere, senza ricerca di successo per sé, senza organizzare il consenso attorno a sé e senza essere prepotente con gli altri, magari sotto la forma della seduzione” (E. B.). 

Signore Gesù aiutaci a servire e non a servirci degli altri

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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