In memoria di 3P Padre Pino Puglisi

In memoria di 3P Padre Pino Puglisi

In memoria di 3P Padre Pino Puglisi 2160 1145 Vincenzo Leonardo Manuli

  “Non possiamo limitarci a intenderlo/ nel suo brutale aspetto di assassinio./ Non può l’esemplare, il penoso,/ il vigoroso avviamento al sacrificio/ di Puglisi essere senza significato./ Parimenti la sua morte”. La preziosa figura di Padre Pino Puglisi (chiamato affettuosamente 3P) ispirò il poeta Mario Luzi nel componimento «Fiore del dolore», versi di grande densità, narrativa e meditativa.

  Papa Francesco nel breve viaggio in Sicilia ha compiuto una sosta il 15 settembre 2018 in quel quartiere palermitano di Brancaccio che dal 1990 al 1993 l’apostolato del piccolo prete siciliano incise per sempre nella coscienza dei fedeli e della chiesa cattolica italiana, nel venticinquesimo anniversario della sua morte, assassinato dalla mafia siciliana proprio nel giorno del suo compleanno. La mafia con quel delitto orrendo infranse il tabù dei preti un tempo intoccabili. Quelli che presero coscienza sociale del fenomeno mafioso e si opposero subirono intimidazioni, gli altri, complici e conniventi nemmeno furono sfiorati del problema. 

  La breve parabola della vita di Puglisi non si può risolvere solo nella brutalità del suo finale, esso appare come riscatto della Sicilia, della chiesa del silenzio e vergogna di chi diminuisce la sua umanità con la violenza: “Gli uomini d’onore non sono neanche uomini,/ sono meno che uomini, si degradano da soli/ al rango di animali/…(Signore), aiutali/ a liberarsi dall’indegnità”, continua Luzi. 

  La tappa di Francesco nella periferia palermitana è un altro dei suoi gesti simbolici, come quello in Calabria, quando il 21 giugno 2014 a Sibari definì la ‘ndrangheta “adorazione del male e disprezzo del bene comune”. Il ricordo di Francesco è importante per tutta la chiesa, invita a riflettere sul coraggio e sulla mitezza di 3P che visse senza perdersi d’animo in un clima culturale e sociale sotto l’influenza di una cultura mafiosa strangolante. Il deciso cambio di atteggiamento della chiesa di fronte alla mafia è sigillato nel riconoscimento del martirio di 3P, “beato tra i mafiosi”, un prete di strada, un prete fuori dalla sagrestia: lavorava con adulti che vogliono per il quartiere diritti e non favori, la sua era una pedagogia preventiva a partire dai ragazzi, educando i giovani alla nonviolenza. 3P infastidiva la mafia perché la gente si rivolgeva a lui, coinvolgeva alla partecipazione civile tutti i cittadini, lasciandosi interpellare dalle situazioni, grazie alla sua capacità di porsi accanto agli altri, attento all’uomo nella sua concretezza. La Sicilia ha registrato un percorso nuovo nella lotta alla mafia, in Calabria, serpeggia un religioso silenzio, anche di una larga parte ecclesiale, una resistenza per cui la presa di coscienza conosce un passo lento e tempi lunghi nel liberarsi del “macigno sociale” della ‘ndrangheta. Ne è conferma di quanto scrivo il ricordo di casuali incontri, quando un esponente ecclesiale mi dice che “la gente è stanca di sentir parlare di ‘ndrangheta”, non solo, un amministratore pubblico mi ha risposto che “il problema in Calabria non è la ‘ndrangheta!”

Mi chiedo: se la lotta morale e culturale è assente nella politica, nella scuola, nella chiesa, nei comportamenti dei credenti, in coloro che ci governano e gestiscono le pubbliche istituzioni, come sarà possibile liberarsi dalla cultura mafiosa? Il coraggio e la determinazione del prete di Brancaccio, sono una sfida per la chiesa e la società a riproporsi non nel generare teorizzatori disincarnati dell’antimafia. 

Il mondo si cambia se ci sono uomini e donne che fanno il proprio dovere ed hanno a cuore una passione viva per le sfide e per l’avvenire delle nuove generazioni, nel promuovere una lotta su più dimensioni (culturale, morale, politica e sociale), vivendo quel “noi” tanto assente in Calabria. 

E dopo 3P? Il rischio è quello di ridurlo ad un “santino” o una “reliquia” da venerare se la sua vita non viene letta a partire dai gesti e dai comportamenti da vivere e che hanno un enorme significato in un determinato territorio. “E se ognuno fa qualcosa allora può fare tanto”, diceva 3P, il prete che fece tremare la mafia con il sorriso. 

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