Domenica 29 Agosto 2021
XXII Domenica del tempo ordinario
(Mc 7,1-8.14-15.21-33)
La relazione con Dio non dipende dall’adempimento di regole o dall’osservanza di riti quanto da quello che ci abita dentro. È nel cuore che avvengono le decisioni, le scelte, qui si svolge la battaglia più dura, tra l’essere se stessi o fingere, il cuore è un campo di lotta e di discernimento.
Il vangelo presenta una controversia tra Gesù, gli scribi e i farisei sulle tradizioni, cioè, alla Torah erano stati aggiunti dei precetti, interpretati secondo un certo legalismo e ritualismo fino al punto di trascurare la Parola di Dio. Gesù risponde che il male non è fuori, ma dentro, le regole di purità riguardano il cuore e non l’osservanza minuziosa di precettiinventati dagli uomini, insomma, regole e precetti osservati in maniera ossessiva impedivano di vivere la Parola di Dio, ecco che Gesù cita le parole del profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.
La rivoluzione è nel cuore e non nei gesti esteriori, altrimenti si è rivestiti di una maschera di ipocrisia. Non è forse vero che nelle chiese e negli atteggiamenti di noi cristiani molte volte recitiamo e nel cuore siamo abitati da cattiveria? Quante volte invece di deporre la nostra offerta sull’altare non andiamo prima a fare pace con il nostro prossimo? Spesso la religione e quella cristiana, è vissuta esteriormente, è sufficiente adempiere a riti e norme che poi impediscono di avvicinarsi a Dio perché non c’è una rivoluzione del cuore. La vera svolta è il cuore, la sincerità, l’autenticità, l’umiltà, la spontaneità, la purezza è nel cuore, e Gesù ritorna sempre al cuore, termine che nella Bibbia ricorre spesso, luogo delle decisioni, dei sentimenti, dell’affettività, dei sogni, dove si sceglie la vita e la morte.
Conosciamo il nostro cuore? Come possiamo permettere di giudicare il cuore degli altri? Gesù dice che dal cuore partono le intenzioni cattive, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, calunnie, malvagità e non rende impuro ciò che entra nel cuore ma ciò che esce. Quando la coscienza non punge il nostro orgoglio o la nostra superbia, noi ci sentiamo giusti, corretti, mai in torto, non dobbiamo cambiare noi ma gli altri, e lo ripetiamo spesso. Non è forse vero che proiettiamo sugli altri i nostri errori e li processiamo per evitare di guardare noi stessi? Sì, uso il plurale maiestatis, nessuno è escluso, perché sopratutto nella chiesa e nella società, regna l’ipocrisia, ciò che dicono le labbra sono lontane dal quello che si pensa nel cuore. Non è un lavoro facile quando non si ascolta il cuore, e il vangelo è un messaggio che scende sul cuore, occorre conoscere il proprio cuore per conoscere se stessi, un cuore libero, innamorato, che cresce verso l’amore. Gesù smaschera tanta ipocrisia, e ci invita a interrogarci se nel nostro rapporto con Dio prevale l’autenticità oppure la vita spirituale è così mediocre e superficiale che non ci domandiamo se dobbiamo crescere e migliorare la nostra relazione con Dio.
Signore Gesù, liberaci dall’ipocrisia
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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