Pastori compassionevoli

Pastori compassionevoli

Pastori compassionevoli 512 640 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 18 Luglio 2021 

XVI Domenica del Tempo Ordinario

(Mc 6, 30-34)

La compassione

Ci sono immagini e gesti che contano più di tante parole o di tante prediche e la compassione non ha a che fare con le parole, ma con la pratica. A volte ho ascoltato delle riflessioni bibliche sulla misericordia, sarei capace anche io di tradurre dall’ebraico, al greco, e poi … Scriveva il filosofo L. Wittgenstein che “su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”, cioè se non la pratichiamo con la vita la misericordia, meglio stare zitti.

Papa Francesco dopo una settimana di ricovero per un intervento chirurgico al Policlinico Gemelli di Roma, si è fatto anche facilitatore della misericordia di Dio, con la tenerezza e la carezza che lo contraddistingue. Mi ha colpito la sua visita tra alcuni reparti dell’ospedale in carrozzella che andava a trovare alcuni malati per portare consolazione conforto. 

La compassione ha a che fare con le viscere, “se ancora c’è tra di noi chi sa commuoversi, questo mondo ha ancora da sperare” (E. Ronchi), ed essa è più di un sentimento, è più di uno sguardo, e Gesù lo insegna ai suoi discepoli, le sue viscere si commuovono come quelle di Dio nei confronti del suo popolo oppresso, egli si commuove e soffre con un fremito causato solo dall’amore verso quella gente, nella malattia, nella mancanza di pane, nel peccato. 

Penso alla parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro, e mi domando come avrà fatto quel ricco e senza nome a non accorgersi di quel bisognoso alla sua porta? Si predica carità per i lontani ma se non si usa verso il più prossimo?

Pastori compassionevoli

Gesù dopo avere inviato i discepoli, li invita a riposarsi, sono stanchi, sfiniti, c’è un tempo per se stessi, per “stare con lui”, per riconnettersi. Bello questo gesto di intimità di Gesù, perché il vangelo è innanzitutto intimità, tra Gesù e i suoi, tra Dio e il suo popolo. Ci sono tratti di tenerezza capaci di toccare nel profondo, e la chiesa si fa facilitatore di questa tenerezza. Pensate a pastori freddi, legalisti, rubricisti, stanchi e demotivati, senza alcuna passione per il vangelo e per il regno, che guardano dall’alto in basso, che non hanno un rapporto di intimità con il popolo, distaccati e concentrati su loro stessi, presi da tante cose per riempire i vuoti della vita spirituale.

Il papa sin dall’inizio del suo ministero ha chiesto una “chiesa in uscita”, “ospedale dal campo”, che “cura le ferite”, “pastori zelanti e in odore di pecore”, altrimenti ci saranno solo funzionari e mestieranti.

Chiesa compassionevole

Occorre stare con lui, andare a perdere tempo con lui, imparare da lui, dal suo cuore, appoggiare il capo sul petto di Gesù, ritrovare la dimensione della solitudine, del silenzio, della quiete, e poi andare in missione per ascoltare gli interrogativi del popolo, le domande di senso, le richieste di aiuto, di tendere le mani al più povero. Non è facile per il pastore discernere la domanda del popolo, a volte ci troviamo impelagati in riti, richieste senza fede, di persone che sono alla ricerca di altro, ma anche qui nell’esercizio della giustizia a prevalere deve essere la misericordia. Questo è un grande insegnamento per noi, su ogni nostra decisione, su ogni nostra scelta necessaria e buona, perchè il primato sia la misericordia. Io ho fatto esperienza anche di questo, è stata usata verso di me e io la devo usare verso gli altri. Il turbinio di occupazioni rischiano di travolgerci, anche quel lavorare seriamente con tutta la propria persona, possono silenziare il cuore.  

Ho appreso sin dagli anni del seminario la frequentazione del tabernacolo, la dignità della celebrazione dell’eucaristia, la preghiera personale e silenziosa, il “luogo deserto”, uno spazio solitario in cui pensare, meditare, ascoltando il silenzio, il nostro cuore, la voce di Dio che cerca di parlarci nel nostro intimo più profondo. Senza questa vigilanza si cade nella superficialità, ci si disperde, si finisce per vivere senza sapere dove si va.

Signore, rendici canali di misericordia e donaci pastori compassionevoli. 

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

Lascia una risposta

INVIAMI UN MESSAGGIO, TI RISPONDERÒ QUANTO PRIMA.

[contact-form-7 404 "Non trovato"]
Back to top