Quello che fa di un uomo sono i gesti, i segni che abbattono durezze, quando essi sono semplici, miti e umili, rimangono impressi. Questi aprono alla speranza, sono dimostrazioni non sensazionali, ma sigillo di umanità. Viviamo il tempo dell’emozione, dell’emotività, che passa subito, ma ci sono gesti che rimangono scolpiti nella pietra.
Una tentazione lancinante sarebbe fare qualcosa di eclatante per essere visti, apprezzati nel palcoscenico del mondo, cose sbalorditive, dove tutto però si risolve in una illusione.
Al goal del pareggio di Bonucci nella finale dell’europeo di calcio, nello stadio inglese di Wembley, la bella presenza del nostro presidente della Repubblica, Mattarella, la sua esultanza, composta, equilibrata, ordinata, come è il suo stile durante il settennio a guida di una nazione non facile, in mezzo a tanti conflitti e tensioni.
Abbiamo vissuto con fatica le ultime partite, ci siamo riconosciuti nell’Inno di Mameli, un’Italia che sta cambiando, che sta cercando di superare la crisi post pandemica, che cerca di trovare un vincolo di unità, nel tricolore, che alle sue coste accoglie tanti disperati migranti, un paese fragile ma non si spezza, resiliente e coraggiosa. Purtroppo è un’Italia immobilizzata, senza riforme istituzionali, che mantiene privilegi, per non parlare della mia Calabria, immobile e in cerca di un profeta che possa salvarla.
Adesso si ricomincia, quella serata sarà incisa nei nostri ricordi, scolpita nell’albo d’oro, ma voglio ancora evidenziare e riconoscermi in questo presidente che non rimane imprigionato nei palazzi del Quirinale, un insegnamento per tanti, e un esempio della grandezza e postura di un uomo e direi la sua credibilità, pacato, paziente.
È il presidente di tutti, nelle grandi e nelle piccole circostanze della vita, e nella sinfonia del coro di esultanza per la vittoria dello sport e della sportività, conta non solo vincere, ma lo stile e le classe.
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