VI Domenica di Pasqua
Domenica 9 maggio 2021 (Gv 15,9-17)
Il primato dell’amore
Dio è amore. Questa è la verità cristiana, Dio ci ama, e dà senso al tutta la nostra esistenza, e noi siamo inseriti in un progetto di amore. L’amore è veramente qualcosa di serio, la scelta più coraggiosa che si può fare, di restare nell’amore di Dio, nonostante gli errori e le fragilità. Non è una parola magica l’amore e tantomeno astratta, non si può nemmeno fare retorica o divagare sull’amore. Fa fatica a capirlo chi non ha ricevuto amore e chi non ama. Cosa vuol dire l’amore? L’amore è fatto di lacrime, di passioni, di tenerezza, di fragilità, di cura, di emozioni, di paure, di sorrisi, di sogni, ed è un impegno concreto. L’amore umano è sempre imperfetto, artigianale, chiede mani, tempo, cuore, attenzione, affettività. Gesù Cristo ci apre la porta dell’amore, una verità non astratta ma una relazione intima, profonda, che si incontra quando si vive questo mistero di amore in mezzo agli uomini e alle donne, negli impegni quotidiani e nelle relazioni autentiche e profonde, e diventa fonte di gioia e di allegria, anche tra le persecuzioni e le difficoltà.
Il comandamento dell’amore
Il comandamento del discepolo è l’amore, cuore della fede cristiana, l’imprinting che ha come condizione il rimanere in Gesù. Che significa la parola comandamento? Si può comandare l’amore?
Si tratta di entrare nell’ottica del dono, dell’amicizia, dove si offre la propria vita per l’amico, di lavare i piedi, curare le ferite, soffrire con lui, abbracciare l’umanità dell’altro, in ogni condizione esso si trovi.
Amatevi .., è il comandamento, non in generale, ma è concreto, quando incontro un bambino, il povero, l’anziano, chi ha bisogno di cura. Il frutto di questo amore discende dalla relazione viva con Gesù, di vivere un’esistenza autentica, proprio come l’ha vissuta Gesù. È accogliendo la vita divina dentro di sé che l’amore di Dio tocca la storia, la cultura, la nostra carne, un amore che si commuove, accarezza. Chi ti ama non ti riempie di parole, l’amore è fatto soprattutto di silenzi, l’amore vero è quello che ti spinge, ti incalza, ti obbliga a diventare il meglio di ciò che puoi diventare.
Gesù può pretendere l’unica cosa che si può comandare? Certo, perchè rientra nella follia divina, quella della croce.
Amatevi .., siamo stati creati per amore e per generare amore, perché siamo generati dall’amore, come io ho amato voi .., nella dimensione della gratuità e solo chi è grato è capace di vita la carità fraterna, quella benevolenza generosa che nulla chiede all’amato.
Chi ama non fallisce
Se il primato di Dio che ama è indiscutibile, Dio ama e genera amore, non come il motore immobile di Aristotele che ama in quanto è amato, noi a priori siamo creature eternamente amate, generati nell’amore e per l’amore, ma anche per essere felici. La vita donata con amore non è persa. L’amore non è un problema di linguaggio o di comunicazione, ma di gesti, di segni, non è un voler bene generico, ma un cammino di conversione permanente all’amore di Dio, che diviene il comandamento principale dei cristiani, Ama il prossimo tuo è te stesso, dove anche nella chiesa sarebbe bello viverlo nella gratuità e nella fraternità, nell’accoglienza e nel perdono, e che sovente le divisioni e gli scandali mettono in discussione la credibilità della sua missione e della nostra missione di cristiani.
Papa Francesco scriveva nell’Evangelii Gaudium (n.99): «Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa». Le nostre comunità, i gruppi, le parrocchie, dovrebbero trasformarsi in “laboratori di umanità” e “università dello spirito”,divenire quegli spazi inediti che sappiano accogliere punti di vista differenti, dove c’è una comunione gli uni gli altri, dove si vive il testamento che ci ha lasciato Gesù, ma che ci infastidisce, certo l’amore non si impone, e può essere generato solo da un cuore umile.
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
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