Non ricordo chi disse questa frase, “chi non è mariano non può essere cristiano”, ma la sposo in pieno, e non sto qui a motivarla, non è solo una devozione, ma di più, siamo nel cuore della fede e della spiritualità, nel quale si riconosce a Maria il sì per l’incarnazione. In tempo di corona virus, abbiamo ridimensionato molti riti e consuetudini, questo tempo rimarrà scolpito nei libri di storia e nella nostra memoria, però non può restare sepolto quello che rappresenta il mese di maggio per la tradizione popolare. Anche noi esseri umani, come gli animali e la natura, siamo immersi nella ciclicità del tempo, di morte e di rinascita, partecipiamo a questo risveglio. Sono stato sempre attratto del concatenamento delle civiltà e dei riti dei popoli. Gli antichi hanno sempre celebrato secondo i loro usi questo terzo mese della stagione primaverile. Nel massimo della sua espressione le giornate si allungano, e i nostri antenati hanno legato alla fertilità della terra una serie di manifestazioni, civili e religiose.
Maggio si apre con tante feste e celebrazioni popolari, da non dimenticare sono le infiorate, le processioni religiose, – forse quest’anno tante espressioni festose saranno rinviate -, i cui diversi rituali hanno uno sfondo storico, politico, civile e religioso. Il primo giorno del mese si celebra la festa del lavoro, poi la festa della mamma, la festa dedicata alla Madonna, mese in cui Pio IX promulgò il dogma dell’Immacolata Concezione (1854).
Non solo, nel mese di maggio succede qualcosa di molto particolare, il risveglio della natura è celebrato con tanti rituali che hanno origine nel culto della rinascita. La tradizione spirituale cattolica – come si accennava – dedica questo mese alla Madonna, un mese mariano la cui collocazione è inserito nel tempo liturgico della pasqua, della risurrezione.
Ognuno gli dà un senso alla primavera, si rinnova un rituale di sacrificio che già i miti greci, celebravano nel culto della morte e della rinascita, come quello di Demetra e della figlia Persefone. Il mito racconta che “Demetra, la dea della fertilità e fecondatrice, dei campi verdeggianti, smise di rendere feconda per il rapimento della figlia da parte di Ade. Persefone rappresenta il seme che sprofonda nella terra (Ade, il regno dei morti), rinasce in primavera”. Il rapimento di Persefone da parte di Ade, il signore dei morti, la restituisce alla furia di Demetra, ma solo per pochi periodi dell’anno, esattamente nella primavera”. Ella rimarrà per sempre legata al mondo dell’oltretomba, ma solo per alcuni periodi dell’anno, il seme che muore e poi rinasce. Questo culto era molto diffuso nella vicina Locri, è attestato il ritrovamento di una statua e di tavolette dedicate alla dea (chiamata anche Kore o Proserpina dai latini). Un culto simile di rinascita si trova anche presso i romani, affascinati dall’Oriente, avevano importato il culto della dea Cibele, la dea della natura che essi inserirono nel loro Pantheon. Anche qui si racconta un mito simile a quello greco, che ha che fare con la morte e la rinascita. “Il suo amante, Attis, dopo che la dea aveva scoperto il suo tradimento, si uccise evirandosi, e grazie al suo sacrificio che morì dissanguandosi, la terra era ritornata a fiorire”.
Questi racconti hanno a che fare con il profondo senso di risurrezione e di rinascita, di risveglio, di rinnovamento, un tempo consacrato alla divinità. Incuriosisce un dato, questo mese è detto mariano, molto caro alla devozione popolare, che ha uno sviluppo storico, di litanie, preghiere e venerazione alla Vergine, di pellegrinaggi ai santuari, sempre per quello scambio virtuoso tra la natura, dea pagana della primavera, dove poi si inizia a sostituire la venerazione a Maria, la regina del cielo, attorno al quale le icone mariane si colorano e profumano di fiori. Il richiamo alle rose, che definisce la Vergine rosa delle rose, ebbe sviluppo il rosario il cui riferimento al fiore è evidente.
I fiori, le preghiere, i doni votivi, sono gesti e offerte molto belli e graditi che possiamo offrire, ma vanno sempre accompagnati da segni liberanti e rivoluzionari, quello dell’impegno per un modo più giusto e fraterno, quello della carità e del perdono verso il più prossimo che sta accanto a noi, di una
vissuta nella semplicità del quotidiano di una vita onesta.
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