Caterina nasce in un contesto storico e culturale infuocato, nella ricca e potente Siena, nel 1347, colpita dalla peste nera che decima la popolazione, e vive un passaggio epocale dove c’è lo scisma d’occidente, tra papi e antipapi. Da ragazza ebbe una visione, nel 1352: “Cristo vestito da papa, sulla facciata della chiesa di san Domenico” e che lei sarà la sua sposa, una visione che rivela la sua missione; nel 1375 riceve le stimmate, invisibili, e si mostreranno solo alla sua morte.
Caterina rappresenta il genio femminile, rivoluzionario, trasgressivo, una figura non immediatamente riconosciuta dopo la sua morte, ma solo nell’Ottocento, in epoca risorgimentale, simbolo di italianità, anche dalla Chiesa stessa, poi proclamata dottore della Chiesa da san Paolo VI, patrona d’Italia insieme a san Francesco di Assisi e d’Europa da san Giovanni Paolo II, definita da Woytila: «la mistica politica». La sua vita si può riassumere in tre atti: mistica, politica, e oltre i generi. È una ragazza analfabeta, illetterata, ma non incolta, con un animo guerriero, – nel senso buono del termine -, piena di spirito, tiene insieme e in dialogo l’antinomia di misticismo (esperienza di Dio spirituale e materica), e la politica (di azioni tese ad ottenere risultati precisi), registrando passi significativi, al punto che personaggi influenti del tempo, potenti e papi si rivolgono a lei. Si lascia morire a soli 33 anni nel 1380, nel silenzio, e soffre per la Chiesa divisa, muore senza clamore e solo dopo 80 anni sarà riconosciuta come santa e dal secondo Ottocento avrà il riconoscimento quale genio letterario e di carattere nazionale. Dispensata dal vivere in convento, trasforma la camera di casa sua in una celletta, si isola e si astiene dal cibo, umiliando il suo corpo. Rifiuta di sposarsi, entra nell’ordine delle mantellate di san Domenico, fa assistenza ai poveri e accudisce gli infermi. È una figura particolare Caterina, cittadina sociale, politica, morale, vive un matrimonio mistico con Cristo, mantiene i ruoli tipici di moglie e di madre, ma su un altro piano, usa una linguaggio sensuale ed erotico, aspetti che si riscontrano nelle agiografie di donne come sant’Agnese e santa Caterina d’Alessandria.“La sua vita è liminale, è dentro la storia e fuori dai ruoli tipici del suo genere, umile, modesta, coraggiosa” (M. G. Muzzarelli), incoraggia il papa Gregorio XI nell’esilio avignonese di ritornare a Roma: «Siate uomo virile e non timoroso». Il suo genio è anche rivoluzionario nella Chiesa, quale donna e laica: “agli occhi di Cristo non c’è differenza tra laici ed ecclesiastici, l’obbedienza è nell’amore e nella fede si misura la perfezione”. Da alcuni è definita la santa anoressica per i suoi persistenti digiuni, usa il corpo fino al limite, una strumentalità funzionale per contrattare con Dio. È celebre per il richiamo a Gregorio XI, “il servo dei servi”, «la volontà di Dio la chiama a Roma e Dio la proteggerà», cavalcando una mula bianca, in un contesto conflittuale tra principi e nobili locali. L’apostolato politico di Caterina intorno al papa, definito il «dolce Cristo in terra», per sottrarlo al re di Francia, mostra l’audacia di Caterina, anche quando esorta ad una riforma del clero, non sufficiente e autorevole moralmente, molto mondano e attaccato alle cose materiali; è favorevole alla crociata, non militare, indispensabile per portare la pace, una contraddizione; si adopererà per la pacificazione dell’Italia centrale, chiamata a Pisa e a Firenze. Gregorio XI muore a un anno dal ritorno, e il nuovo papa Urbano VI rimane a Roma, ma è un pessimo politico, attira la collera di molti cardinali la cui maggior parte sono francesi, lasciano Roma e fanno ritorno ad Avignone, eleggono un antipapa, Clemente VII, e la Chiesa si trova con due papi in contrasto tra loro, e uno di loro è l’antipapa.
La sua figura mistica, di autorevole apostolato politico, la cui fama è di essere portavoce di Cristo, fanno di lei una donna che si assume nella storia un impegno non consueto per il suo genere, per questo si può definire rivoluzionaria, trasgressiva e anticipatrice del ruolo femminile nella società e nella Chiesa.
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