Apri il nostro cuore e la nostra mente

Apri il nostro cuore e la nostra mente

Apri il nostro cuore e la nostra mente 1170 1035 Vincenzo Leonardo Manuli

III Domenica di Pasqua

Domenica 18 aprile 2021 (Lc 24,35-48)

Il tempo breve della nostra esistenza, di questo pellegrinaggio, per la chiesa, e per ogni discepolo, è il tempo di una necessaria maturazione per imparare ogni giorno ad amare. L’amore è per i folli, un cristiano dovrebbe essere un folle, perché la croce è follia di Dio. La strada è la tensione tra la lunga obbedienza alla Parola di Dio e la realizzazione della Promessa, durante il quale il Risorto modella in noi l’immagine nella libertà di figli e di fratelli.

Come fa il Risorto ad aprire una breccia nel cuore di chi lo ascolta? Si manifesta, sta in mezzo ai discepoli riuniti ma dispersi nel cuore. C’è una umana fatica nel credere, di aprirsi al dono della Pasqua, tra dubbi e turbamenti, fino a scambiarlo come un fantasma, quasi quasi fosse una illusione della mente. Gesù non è un fantasma, una invenzione o produzione della fantasia, ed è la testimonianza degli evangelisti ad autenticare la sua presenza che non si vergognano di confidare questa fatica a credere, ad annotare con delicatezza il rimprovero del Risorto anche noi, a volte con la ”faccia da funerale”, tristi, accidiosi, impegnati in lotte e pettegolezzi segno di una debordante superficialità e di aver dimenticato il cuore del mandato missionario di ogni battezzato: l’amore. 

Il Risorto mostra le sue ferite e con gradualità cura le ferite dei discepoli, come l’arte giapponese del kintsugi, una volta rotto il vaso, esso viene ricomposto e le cicatrici sono ricoperte di oro per evidenziare ancora di più la bellezza del vaso, rinato e rinnovato. Le nostre ferite se curate dall’amore di Dio possono essere trasformate in ricchezza. Le ferite di Cristo sono infatti feritoie di grazia, il suo costato è porta per amare Dio e i nostri fratelli e le nostre sorelle. Il dramma pasquale è visibile nelle sue mani e nei suoi piedi, una importante continuità ma trasfigurata: Toccatemi! Guardate! Il Risorto invita i suoi ad avvicinarsi, a non avere paura, chiede da mangiare, e i discepoli mostrano tutta l’inadeguatezza a riprendere questa nuova relazione, del quale l’amore di Dio è così grande da penetrare dentro il cuore dei suoi amici. 

La Pasqua, ci aiuta a rinsaldare la fede nel Risorto, la gioia nel Risorto, di riconoscerlo nello “spezzare il pane”, l’Eucaristia, il grande sacramento, nello stupore sempre nuovo della sua presenza, e ad essere testimoni, portatori di questa gioia. Solo se abbiamo fatto esperienza spirituale, profonda, intima di questo evento straordinario possiamo annunciare agli altri questa verità fondamentale del cristianesimo. Quale potrebbe essere se non il riconoscere il proprio peccato e gustaresentirevedere, il perdono del Risorto, cambiare vita, lasciandosi abitare dalla pienezza che Egli è venuto a portare, la pace, invece di rivolgersi al passato e di ripiegarsi su di sé, e cogliere l’opportunità della salvezza in Gesù Cristo.

Il luogo nuovo di questa presenza forte e potente è la nostra vita, il nostro cuore, la nostra famiglia, la nostra parrocchia, l’ambiente di vita in cui lavoriamo, anche in mezzo alla solitudine, all’indifferenza, quando siamo presi per folli, insultati, calunniati e perseguitati, possiamo gioire e lodare il Signore, perché ci fa dono del Suo Spirito Consolatore che ci aiuta avedere e sentire le cose con gli occhi di Dio. 

Non spegniamo lo Spirito, grida San Paolo, ravviviamoaccendiamo questa fiamma che riscalda il nostro cuore e di chi sta accanto a noi, facciamo che le nostre comunità siano luogo di presenza dello Spirito, casa di fraternità, di riconciliazione, di perdono, e testimonianza che Dio è vivo, il Vivente e Veniente in mezzo a noi.

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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