Ecco il servo fedele e prudente,
che il Signore ha messo a capo della sua famiglia
(Cfr. Lc 12,42)
Lo sguardo umano e di fede alla figura di san Giuseppe ci mostra un uomo, uno sposo, un padre, un credente e un lavoratore che è in contrasto con il protagonismo. Dietro le quinte, silenzioso, defilato, appartato, i vangeli sono scarni nel fornirci un identikit, ritagliano l’essenziale, ma in quei pochi dettagli egli si presenta coraggioso, sognatore, custode e protettore della famiglia che Dio gli ha affidato. Questa è la vita di chi è umile, discreto, che si prende sulle spalle un progetto grande, sorretto dalla grazia di Dio, al contrario di chi ha paura, non si fida e manda all’aria storie di amore e di perdono, distrugge progetti e incendia comunità con l’acredine dei sentimenti e delle frustrazioni.
In Giuseppe di Nazareth emergono tanti aspetti belli da riflettere, del suo decentrarsi: fiducia, rischio, libertà. Il centro della sua vita è altro da sé.
Egli si fida di Dio innanzitutto, di una storia, di una Parola rivelata nel sogno, di una ragazza che non conoscendo uomo, genera una vita che viene da Dio. Giuseppe è l’uomo giovane perché abitato dal mistero della Parola, si fida nel prosieguo della missione, difendendo la sposa da calunnie, proteggendo il bambino, scappando ed evitando chi voleva fargli del male. Per questo è Patrono della Chiesa universale.
Dove sono oggi quelli che amano e difendono la Chiesa sposa di Cristo?
È una storia di umanità, di paternità, e quando si ama qualcuno si è disposti a fare qualsiasi cosa, perché amare significa: Voglio che tu sia! Il rischio è insito nella fede, è nella vita stessa, uno slancio di cuore, ma che non esclude le difficoltà, le prove. Giuseppe ha vissuto una passione, un travaglio interiore, ha lottato con se stesso e con l’angelo, nella notte, ma con cuore libero, ardente, temerario, ha fatto la scelta giusta.
Non è un padrino o un padrone, ma un amministratore delle cose di Dio, al quale egli deve rendere conto, deve restituire i doni che Dio gli ha consegnato. Giuseppe è l’uomo dei talenti, egli diviene il Custode delle cose preziose di Dio, sente questa responsabilità, quale uomo silenzioso e obbediente, capace di gesti umani forti, di cura, di prossimità. La premura verso Maria, la custodia di Gesù, registrano momenti di altissima umanità e spiritualità. Questo spiega che l’amore è capace di decentrarsi, di fare cose grandi, quando ci si alza presto al mattino, si lavora con onestà e sacrificio, si è fedeli ai valori della famiglia, si protegge la vita nascente e morente. Quando una madre accoglie una nuova vita, – un miracolo che ripete ogni giorno -, del grembo che si gonfia, del corpo che cambia, ella fa spazio, si ritrae, così, anche Giuseppe, in cui c’è del femminino, fa casa, sposta il suo baricentro accogliendo la missione di Dio.
Quale garanzia dà Dio a Giuseppe? Si cercano segni, appoggi, ma lui, è inserito in una storia, un esodo, una promessa, la Parola dei profeti, la speranza che il Messia ha scelto una coppia semplice, umile, come uccellini nascosti nella mano protetta di Dio. Giuseppe è l’uomo della speranza, non dispera mai. Quanto incoraggiamento ai padri di oggi, è un maestro dell’artigianato, ma anche un maestro di vita, di fede, canta la vita e la ama con Maria e Gesù, capace di baci e di abbracci che attraversano i cuore. Il suo non è un incidente di percorso ma un evento preparato a lungo da Dio.
I vangeli non potevano contenere tanta tenerezza, perché il lettore e il credente di ogni tempo potessero immergersi e scorgervi la bellezza del mistero. Giuseppe lotta, anche contro Erode, non è sua l’ultima parola. Giuseppe sparge l’olio della mitezza sulla sua famiglia, lotta come un gladiatore, ecco la dolcezza che rende immuni al male e si trasforma in balsamo per molte ferite. Dio ama i profumi, Giuseppe e Maria amano i profumi, Gesù è stato cosparso del profumo di nardo nel suo ministero. Ogni vita ha una composizione aromatica contro le tempeste e le difficoltà della vita, il crisma dello Spirito Santo che fa del primato della giustizia quale obbedienza alla volontà di Dio, un cammino nel quale si estende tutta la grandezza. Giuseppe con il bastone scaccia i serpenti velenosi, difende la sua famiglia, come un diga accoglie ogni circostanza e con cuore pensante consacra la sua vita al delicato progetto di Dio, si contrae sempre, per fare spazio a Dio, perché l’amore non è possesso ma dire all’altro: Voglio che tu sia!
Ora voglio contemplare la figura di Giuseppe.
Auguri a chi porta il nome di Giuseppe o Giuseppina, auguri alle parrocchie che festeggiano il patrono della chiesa universale, auguri ai devoti e a chi si rifà alla spiritualità giuseppina, auguri ai papà, anche a te papà che mi sei sempre accanto, ma soprattutto auguri a chi ogni giorno genera vita, perché lasciandosi marcire, il seme della parola possa portare frutto abbondante. Dio aggiungerà, (Yasaf, Dio aggiunge) come ha fatto con Giuseppe una goccia di mite dolcezza.
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