Don Peppino Oliva, alito errante. Un prete che guardava con gli occhi di Cristo

Don Peppino Oliva, alito errante. Un prete che guardava con gli occhi di Cristo

Don Peppino Oliva, alito errante. Un prete che guardava con gli occhi di Cristo 899 1599 Vincenzo Leonardo Manuli

La dipartita di mons. Giuseppe Oliva, per tutti don Peppino, parroco per più di cinquant’anni della parrocchia Santa Maria del Colle in Mormanno, cittadino onorario di questo borgo del Pollino, ha commosso tutti, il clero, i fedeli, le autorità cittadine. Ha lasciato una grande memoria, anche con la lettura del Testamento spirituale, datato 12.04.2013, emerge tutta la statura di un uomo pensante, di un prete, innamorato di Dio, della chiesa, e del suo popolo: “Ti ho tenuto compagnia”. Intensa l’omelia del vescovo Mons. Savino, nei funerali celebrati secondo le norme anti Covid nella bella e antica parrocchia di Santa Maria del Colle, con una rappresentanza del clero, dei fedeli, delle autorità cittadine, animata dal coro parrocchiale. 

Penso che Mormanno, la diocesi di Cassano all’Jonio, ne esce più ricca, una memoria da custodire, da promuovere, un seme, che a suo tempo darà i suoi frutti.

Don Peppino, ha “tenuto compagnia a Gesù”,  con la parola predicata, spiegata, nutrendo il popolo con la grazia dei sacramenti, anche in maniera colta, in un linguaggio articolato, intelligente, segno della profondità spirituale e intellettuale. “È stato in ascolto”, ha detto Mons. Savino, che sentiva ogni dieci giorni. Ha continuato a curare il popolo, attraverso l’ascolto della Confessione sacramentale, “ha avuto lo sguardo con gli occhi di Cristo”, di misericordia, quella pastorale della cura, della prossimità, delle relazioni, incarnata che libera e salva.

La liturgia delle esequie, nel giorno della festa del santo patrono della diocesi san Biagio, la parola del giorno ha aiutato a leggere la vita di questo prete che ha imitato il Bel Pastore: “di vivere in modo sintetico”, “l’Obbedienza a Cristo, ai vescovi”, vivendo la “castità nella libertà dell’amore”, con “gratitudine a Dio”, “la povertà dell’essenzialità”. Altri passaggi dell’omelia del vescovo: “don Peppino era un prete pieno di gioia, emanava entusiasmo, e l’incontro con Cristo e con don Giussani, fondatore quest’ultimo di Comunione e liberazione, è stato affascinato da questa figura, dove conferma quanto è importante incontrare nella propria vita testimoni”.

Anche don Peppino è stato quel testimone, tutto centrato e abbracciato dalla grazia di Cristo, “quell’alito errante”, come lui si è definito, e che adesso, può raccontare a Dio di ogni persona che ha avuto cura ed ha accompagnato con amorevolezza e dedizione. 

Grazie Signore Gesù, per il dono di don Peppino ha concluso il presule, con parole piene di gratitudine di commozione.

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