Un affaccio all’ombra del sacro monte del Pollino

Un affaccio all’ombra del sacro monte del Pollino

Un affaccio all’ombra del sacro monte del Pollino 1024 768 Vincenzo Leonardo Manuli

Il piccolo borgo di Saracena, – dal cui nome si evince fosse una colonia dei saraceni IX-X sec. -, si aggrappa su una collina rocciosa, situato a circa 600 mt, e l’abitato scende verso valle, affacciandosi come una balconata sulla pianura di Sibari. Quando le giornate sono miti e il sole è benevolo, gli amanti della natura e del divino non possono non ammirare il panorama, ed è probabile che i “saraceni” l’avessero scelto non solo come roccaforte ma anche come vedetta e avamposto per incursioni nei paesi limitrofi. I residenti si contano intorno ai 3000-3500, popolazione in gran parte dedita all’agricoltura, rinomati sono l’ulivo, il vino moscato, e alcune tradizioni locali che fanno parte della cultura gastronomica, ad esempio i salumi. Saracena è conosciuta anche per la tradizione religiosa e popolare relativa al santo patrono Leone, a cui è dedicata una chiesa parrocchiale. Sono interessanti dal punto di vista artistico e religioso la presenza delle chiese di santa Maria del Gamio, santa Maria delle Armi, la chiesa della Madonna dell’Alto Cielo e altre cappelle devozionali, che esprimono un forte attaccamento religioso, almeno nel passato. Il punto di forza è la ricorrenza religiosa di san Leone, corredata da una leggenda al cui grido del popolo, “San Leone”, egli intervenne con un miracolo. Si festeggia il 20 febbraio, giorno della sua memoria, e l’eccezionale appuntamento agostano per gli emigrati, quale ringraziamento per la protezione che il santo ebbe su Saracena. Canti, preghiere, e un dionisiaco allegro e folklorico ballo della tarantella, con la tradizione dei “fucarazzi”, accompagnano questi due appuntamenti, con la consueta processione del simulacro, che quest’anno non sarà possibile a causa della pandemia.

Il sacro monte del PollinoSaracena è componente del Parco del Pollino, e questo enorme monte è quasi come il Vesuvio per Napoli, l’Etna per Catania, il Tevere per Roma, almeno nella parte nord-ovest. Esso si presenta come un monte sacro, un parco enorme, vario e complessivamente organizzato che governa i paesi satelliti, e in esso i sudditi vedono quasi un protettore, che non solo domina per le sue altezze e i benefici naturali, dalla fauna alla flora, anche perché elargisce favori e vantaggi e si perpetua nel tempo mantenendo lo status simbolico di custode che veglia con il suo occhio vigilante.

Il Parco comprende diversi comuni, anche della vicina Basilicata, con diversi interessi politici, economici e culturali. Sono tanti i borghi rinomati nella parte calabrese, Morano Calabro, – un gioiellino -, Laino Borgo e Laino Castello, Mormanno.

Il borgo del bocconotto

Mormanno è un borgo che conosco per esperienza, raggiunge la punta di 850 mt. s.l.m., sono meno di 2000 i residenti, conosciuto per il dolce del bocconotto, i fagioli e anche per altre tradizioni, ad es. la sagra del Perciavutti. È noto per l’accoglienza e l’ospitalità, la presenza di trattorie e B&B ne rende testimonianza quale residenza turistica. È attraversato da nord a sud dal passaggio dell’autostrada del mediterraneo, e in tempi recenti offriva molti servizi al territorio, tuttavia la spending review è stata la spada di Damocle per Mormanno come per tanti altri paesi, dopo anni di sperperi e assunzioni non controllate. Mormanno ha avuto anche una forte tradizione religiosa, la presenza maestosa dell’antica cattedrale dedicata a santa Maria del colle, la chiesa di san Rocco, e altre cappelline devozionali; nella parte periferica del borgo, sorge una nuova costruzione ecclesiale, dedicata a Santa Maria Goretti, un edificio in stridente contrasto con il resto urbano, una novità che potrebbe divenire luogo di aggregazione e di spiritualità per la presenza di strutture e la posizione che abbraccia tante abitazioni che hanno emigrato dal centro storico. 

Considerazioni e prospettive

Fare un confronto tra queste due realtà richiederebbe un enorme esercizio di ricerca, di studio, di una costante osservazione, per la configurazione sociale, culturale, antropologica, ed economica. Un approccio valutativo è possibile effettuarlo. Se da un lato c’è il dato significativo delle differenze in un dinamismo culturale ed economico, dall’altro, il contesto è quello di un allineamento condiviso con molti altri comuni che soffrono di un mancato cambiamento, della resistente e ideologica mentalità a rinnovarsi. Il cambiamento può avvenire quando c’è l’apporto di tutti, altrimenti la vitalità rischia di spegnersi, specialmente quando nella gestione della realtà amministrativa ci sono dinastie pietrificate, e non sono piccoli dettagli, e queste rappresentano il segnale di un adattamento incapace di affrontare le tante difficoltà, come l’impoverimento dovuto all’emigrazione, la fuga dei giovani, dove rimane una popolazione in prevalenza anziana. 

Anche questi borghi risentono delle trasformazioni della modernità, mentre il tessuto sociale e religioso si va sfilacciando, sacche di povertà e di fragilità nei nuclei familiari, convivenze, divorzi, frequenza ai sacramenti e alla liturgia in calo; invece nel lato politico e amministrativo, incapace a rinnovarsi, non investe nel mondo dell’associazionismo e in quello culturale, se non per tornaconti personali. Un esempio per tutti è la gestione delle Proloco, dovrebbero essere punta di diamante per la valorizzazione e le testimonianze storiche e naturali. Lo scettro che passerà in mano alle giovani generazioni, per i pochi giovani rimasti, sarà un’eredità pesante, e senza la passione per il proprio luogo, la terribile perdita di memoria, e la mancata trasmissione e la ricerca di un’identità, porrà degli interrogativi che inevitabilmente vedrà il solito deja vu dove si cederà a continui compromessi, al costo di un mancato sviluppo del territorio. 

Il mio, vuole essere un contributo, una riflessione, aperta al confronto, alla critica costruttiva, una riflessione dettata da una sincera e disinteressata prospettiva di amore per il bene ricevuto e dato che si propone l’obiettivo, direi utopico, in questa parte di Calabria, che aspira alla libertà, quella dell’opinione, della coscienza e l’augurio di saper investire nella nobile cultura civile, umana e di fede.

2 commenti
  • Saracena era un paesello prosperoso,bello rumoroso,bambini e ragazzi ovunque..pomeriggi di chiacchiere tra amici,i primi amori,le risate..
    Eravamo tutti più sereni,si lavorava,nessuno lamentava niente.
    La proloco attivissima in mille attività coinvolgendo ragazzi e adulti,due bande musicali,due gruppi folk..
    Ora solo invidia,sparlare avvolte anche con cattiveria, e tanta scostumatezza..
    Eppure io amo questo paesello con tutti i difetti che ha.
    Sono la prima a nn aver fatto niente per risollevare il degrado che ci avvolge,ma la gente parla..parla..parla..e aspetta..aspetta..aspetta..
    Da soli nn si arriva a niente

    • Vincenzo Leonardo Manuli 1 Febbraio 2021 a 11:40 am

      La ringrazio Laura per la sua risposta. Mi fa piacere della sua lettura attenta. La mia si intende una riflessione critica e costruttiva, nel rispetto delle persone, del vivere, ma mi pongo in ascolto, pronto ad offrire un mio contributo di pensiero, perché si impara condividendo e vivendo in mezzo agli altri.

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