Il male invisibile dentro la ragnatela della ‘ndrangheta nel libro di Gratteri-Nicaso

Il male invisibile dentro la ragnatela della ‘ndrangheta nel libro di Gratteri-Nicaso

Il male invisibile dentro la ragnatela della ‘ndrangheta nel libro di Gratteri-Nicaso 1170 1866 Vincenzo Leonardo Manuli

Il ritorno al pubblico con un nuovo testo sulla ‘ndrangheta per il duo Gratteri-Nicaso, tiene sempre accesi i riflettori sulla mafia più temibile e operativa nel contesto nazionale e non solo, una attenzione che il magistrato calabrese e il giornalista Nicaso non abbassano mai, nella professione e nell’opera di informazione convegnistica, accademica ed editoriale. L’organizzazione criminale calabrese, è sempre in crescita e pericolosa, sottovalutata e pervasiva nella ragnatela delle trame e nella complicità trasversale che si avvale di un capitale sociale non indifferente. 

Questa nuova pubblicazione «La rete degli invisibili» (Mondadori 2019, pp. 194), ha un titolo provocatorio, perché sottintende l’omertà, la negazione, la superficialità nell’affrontare questo male, composto da “soggetti invisibili e insospettabili” (Cf. V.L. MANULI, Chiesa, giovani e ‘ndrangheta in Calabria, Cosenza 2018, 42-44). 

Nel testo citato, in alcuni paragrafi si è di fronte ad un copione previsto, scontato e minimizzato. La struttura del lavoro è organica, rigorosa e ferma, in una visione globale, che evidenzia la trasformazione camaleontica dell’organizzazione criminale, adattandosi ed espandendosi, fedele al passato e alle tradizioni, familiare e glocale, esperta nelle relazioni e nella corruzione, ricca e ramificata in tanti settori della vita pubblica e sociale. 

Sono 194 pagine, 14 capitoli, comprensivi di indice dei nomi, e il testo assume una sua scientificità, non solo per l’esperienza degli autori, le interviste sul campo, i documenti giudiziari, i processi, anche nel ricorso ad altre fonti che si avvalgono di studi sul tema mafioso. Non si può trascurare la copertina,  molto significativa, un fil rouge, che sembra il dispositivo di un computer, complicato ma interconnesso, una metafora per spiegarne la complessità e la trasversalità della ‘ndrangheta: storia, cultura, economia, finanza, psicologia, pedagogia, antropologia, sociologia.  

Il nuovo volume riprende i fondamenti portanti dell’organizzazione criminale, senza nascondere la complessità, la famiglia, il legame ossessivo con il territorio e gli strumenti di controllo (c. 1); una ‘ndrangheta che cambia faccia, silenziosa, che non si espone più con la violenza, ma sempre aggressiva, persuasiva, come la personalità mafiosa, che atomizza l’individuo, alla ricerca del potere, senza scrupoli e rimorsi di coscienza. Il lavoro perseverante ed encomiabile di questi due studiosi e professionisti, raccontano un mondo capovolto di quello criminale, un sistema che trova attrazione all’esterno, dove ai reciproci favori, si tessono alleanze e complicità con le logge della massoneria deviata (cc. 2-3); si smitizza la romanzesca visione del mafioso con la coppola e la lupara, adesso istruito, in giacca e cravatta, tracciando l’identikit non facilmente riconoscibile (cc. 4-5), anzi, ricercato, quale interlocutore privilegiato per ottenere favori, denaro, potere.

La società criminale è cresciuta, al di fuori del suo contesto di origine, dispone di un capitale enorme, compiendo azioni di riciclaggio (c. 6), sfruttando lo strumento della criptovaluta, ricercando alleanze con altre mafie (c. 8). Chi è dentro la ‘ndrangheta ha un destino segnato, ma esiste anche la possibilità di scegliere, di rompere il muro di omertà (c. 9), elemento di forza della ‘ndrangheta, all’interno di una organizzazione criminale sessista, che ha un modo di vivere, del quale l’onore, la religione, la famiglia, il potere, l’onnipotenza, sono fatti di comportamenti e atteggiamenti (c. 11-13), senza rinunciare al mito, ai riti di iniziazione ed esoterici, sigillati dal patto del sangue (c. 14), funzione regolatrice del sistema mafioso. 

La legittimazione sociale di cui ha goduto e continua a godere, è un capitale importante, la ‘ndrangheta, non è solo una organizzazione, è una mentalità, un tarlo, che corrode la vita, e dove è presente, porta morte, trovando l’inadeguatezza delle istituzioni e della società civile a farvi fronte. Essa cresce intorno a noi, devastando il tessuto morale dell’esistenza contagia e si è responsabili perché ci assomiglia e contagiamo anche noi. 

A chi si rivolge questa nuova pubblicazione? È un pubblico di nicchia, specialistico, oppure si muove a 360° per provocare tutti, soprattutto chi compie scelte politiche ed economiche mortifere facendo accordi con la società criminale della ‘ndrangheta? 

Il lavoro è su tanti fronti, soprattutto il retroterra, di un pensiero diventato sistema e ideologia, con il consenso sociale, che ha il favore di amicizie e influenze politiche, “un’azione di controllo che affascina e attrae, di un mondo pieno di paradossi e insospettabile” (Cf. V.L. MANULI, Giovani e lotta alla ‘ndrangheta, Cosenza 2019, 22-24). È chiaro che la lotta va orientata specialmente contro quell’antropologia della rassegnazione (Id. 69-72), tuttavia quello che preoccupa ed interroga, è il non riconoscere questo male, la “malapianta della zizzania”, oppure si fa finta, “perché un po’ ci assomiglia” (Cf. N. GRATTERI-A. NICASO, La rete degli invisibili, 3), cresce e si moltiplica, in una società debole, fragile e incerta, senza anticorpi e programmi di prevenzione per fermare il fenomeno mafioso.

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