Il Giorno della Memoria, ci porta a fermarci su quanto è accaduto al popolo ebraico, “l’antisemitismo”, termine coniato nel 1879 dal giornalista e agitatore tedesco Wilhelm Marx, per definire la propaganda antiebraica allora diffusa in Europa, ma anche a volgere uno sguardo sul presente, dove il pregiudizio nei confronti degli ebrei, dell’ebraismo e di tanti altri pregiudizi, etnici, sociali, economici, culturali, sono purtroppo in crescita. L’appuntamento annuale del 27 gennaio è stata una opportunità per riflettere sull’idea di futuro, un impegno e una responsabilità di tutti, istituzioni locali, scolastiche e della comunità civile. Nel messaggio per la giornata mondiale della pace 2020, papa Francesco ha parlato della «memoria». È stato colpito dopo la visita in Giappone, una nazione che porta ancora i segni del tragico conflitto della Seconda guerra mondiale: «Va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costituisca la radice e suggerisca la traccia per le presenti e le future scelte di pace. Ancor più, la memoria è l’orizzonte della speranza: molte volte nel buio delle guerre e dei conflitti, il ricordo anche di un piccolo gesto di solidarietà ricevuta può ispirare scelte coraggiose e persino eroiche, può rimettere in moto nuove energie e riaccendere nuova speranza nei singoli e nelle comunità». Questo giorno, deve abbattere una volta per tutte i cancelli dell’odio, del pregiudizio, dei conflitti, come quel 27 gennaio del 1945, quando l’Armata rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz.
Ogni anno il giorno della memoria è una iniziativa che realizza l’occasione di un confronto, perché è importante che si conoscano i fatti, le responsabilità e le scelte intraprese in un senso o nell’altro. Ogni documentario, libro, film, racconto, è intriso di memoria, di emozioni, di sentimenti. Non si possono raffigurare simili passaggi storici senza un coinvolgimento, affettivo, empatico, al quale ogni oggetto, ogni persona, ogni luogo, sprigionano il non senso del male. Quel filo spinato, ricorda a noi cristiani la corona di spine del crocifisso, ma è attraversato dalle fessure dal quale si staglia l’azzurro del cielo. Di fronte allo scempio di cui l’uomo è capace, il silenzio si trasforma in un grido di protesta, è necessario guardare il male, non voltarsi dall’altra parte e scorgere nel buio dei dormitori, una luce, una via d’uscita, in quella finestra i cui vetri sono sorretti da una croce. Le scarpe consunte, la ferrovia al capolinea, indicano che il male ha una fine, la sconfitta. C’è una quotidianità nel rappresentare gli utensili, nello scrivere un nome, nel dipingere tanti volti, accomunati da un destino comune, dove penetra l’umanità nella sua nudità più cruda. La giornata della memoria ci aiuta a compiere idealmente un viaggio, una riflessione, contro ogni indifferenza, non si passa oltre davanti all’ingiustizia, dove l’uomo diventa meno uomo.
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